Top ten dei siti archeologici: in testa c'è Sirmione

Brilla la stella di Sirmione, «perla delle isole e delle penisole» non solo in versione turistica. I musei, i monumenti ed i siti archeologici statali della cittadina lacustre risultano infatti i più visitati della provincia lo scorso anno, secondo i dati resi noti dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo.
Si avvicina infatti a grandi passi al mezzo milione di ingressi il gradimento sommato delle Grotte di Catullo e del castello scaligero. Con una clamorosa novità, vale a dire il sorpasso dei visitatori del castello, icona famosissima della penisola, rispetto al sito delle Grotte di Catullo, cioè della villa romana resa celebre dalle liriche del poeta veronese. Queste hanno continuato ad esercitare fascino, ma sono state superate dal richiamo delle mura merlate della fortezza costruita a metà del XIII secolo da Mastino della Scala, raro esempio di fortezza lacustre.
Nel 2013 s’è verificato un vero e proprio boom degli ingressi, passati dai 176.710 del 2012 a ben 242.830 dello scorso anno. Merito principalmente dei visitatori non paganti, che sono quasi raddoppiati, passando da 60.201 a 109.341. Di tutto rispetto è risultato anche l’incremento dei paganti, saliti da 116.509 a 133.489. Ciò spiega perché gli incassi siano arrivati a 499.292 euro, a pochissima distanza ormai dalle Grotte di Catullo che hanno fruttato 504.700 euro grazie a 215.961 visitatori (211.098 nel 2012).
Complessivamente i due monumenti sirmionesi fruttano dunque più di 1 milione di euro alle casse dello Stato. I risultati sono certo collegati ai flussi turistici che interessano la penisola e che collocano Castello e Grotte ai primi posti per visitatori anche in Lombardia. Sono infatti preceduti, nella particolare classifica, solo dal Cenacolo di Leonardo (410.157 ingressi) e dalla Pinacoteca di Brera (249.579), ma sopravanzano monumenti come il palazzo ducale di Mantova (163.595).
Per il resto la provincia bresciana museale-monumentale ed archeologica si riassume in pochi altri siti. Innanzitutto c’è il Parco nazionale delle incisioni rupestri e antiquarium di Capo di Ponte che ha totalizzato 44.246 ospiti, in calo rispetto ai 48.014 del 2012, con incassi pari a 41.794 euro. Il parco archeologico dei massi di Cemmo (l’ingresso è gratuito) staziona attorno a 5.500 visitatori l’anno, così come il santuario di Minerva a Breno (gratuito) con 2.964 ospiti (in lieve ascesa). Lo stesso discorso vale per il museo archeologico della Valle Camonica e quello archeologico del teatro e dell’anfiteatro di Cividate.
Resta da dire della villa romana di Desenzano, che offre la visita non solo all’antiquarium ma anche ad uno dei più vasti e bei complessi di mosaici policromi dell’Italia settentrionale. Ebbene, nonostante l’interesse storico-archeologico del sito la villa romana non riesce a catturare un numero di visitatori all’altezza della sua bellezza, ma anche proporzionato alle presenze turistiche che sono oltre 700mila l’anno. Nel 2013 i biglietti staccati sono risultati 19.635, un po’ meno dei 20.060 del 2012; gli incassi, al contrario, sono saliti un poco: 16.245 euro contro i 15.470 dell’anno precedente. Numeri oggettivamente bassi, ripetiamo, per un simile museo.
Infine totalizzano zero visitatori sia l’antiquarium delle fornaci romane di Lonato sia la villa romana di Toscolano, nell’alto Garda. Nel primo caso le visite sono bloccate da alcuni anni a causa dei lavori di riqualificazione del museo stesso. Gli interventi sono finiti e si attendono ora l’inaugurazione e la riapertura delle visite. A Toscolano, infine, in attesa del completo recupero dei resti della villa, sono possibili soltanto visite limitate e su richiesta.
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