Garda

Sirmione dice addio a Nerina Fontana, uccisa a calci e pugni dal figlio

Si è celebrato il funerale della 72enne uccisa la sera del 15 settembre da Ruben Andreoli
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
  • Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
    Il funerale di Nerina Fontana a Sirmione
AA

La chiesa piena, le lacrime di un paese che ancora non ci crede. Ha parlato di «buio» don Francesco Ballarini, parroco di Colombare. A lui il compito di celebrare il funerale di Nerina Fontana, 72 anni, uccisa a calci e pugni nella sua casa di via XXIV Maggio la sera del 15 settembre dal figlio Ruben Andreoli, oggi detenuto in carcere.

È al Vangelo di Luca che il prete si affida per descrivere quanto accaduto: «Si fece buio per tutto il paese – cita nell’omelia –. È venuto il buio dentro ciascuno di noi a Sirmione». Ma parla anche di speranza don Francesco: «Nerina è una martire, ha pagato il suo amore con la vita. Come ha generato il figlio nel dolore, io prego il Signore che ora dal cielo lo perdoni, perché una mamma ama sempre, le mamme amano come Dio».

La chiesa piena, le lacrime continuano a scendere. Sono anche quelle del sindaco Luisa Lavelli che, commossa, sale sul pulpito alla fine della funzione. «Quel venerdì sera tutta la nostra comunità è stata travolta dal dolore, con molte domande: cosa si sarebbe potuto fare per evitarlo?». «Sempre più spesso – ha detto il primo cittadino - non riconosciamo le solitudini che incontriamo. Riconoscerle accresce la solidarietà e rafforza la comunità. Oggi siamo tutti qui per dimostrare la nostra vicinanza a Nerina ai suoi familiari e ai suoi cari».

Lo sguardo va verso il primo banco, dove ci sono il fratello Gianpaolo e sua moglie Rosetta, la nipote Moira con Luca e l’amico Paolo. Il loro lutto è quello di un paese intero.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia