Garda

Maxi-rissa sul Garda, due le inchieste aperte dalla Procura

I magistrati veronesi non escludono l'aggravante dell'odio razziale. Viviana Beccalossi: «La Lombardia sia parte civile»
Due delle numerose immagini diffuse sui social relative a quanto accaduto a Peschiera il 2 giugno - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Due delle numerose immagini diffuse sui social relative a quanto accaduto a Peschiera il 2 giugno - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Sono due le inchieste parallele sulle quali sta lavorando la Procura di Verona dopo la maxirissa avvenuta il 2 giugno sul lago di Garda. La prima riguarda i disordini tra Peschiera e Castelnuovo, in città e in spiaggia. Per questo fascicolo l'ipotesi è di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina

Il secondo filone delle indagini si focalizza specificatamente sulle molestie sessuali denunciate da cinque adolescenti lombarde sul treno che le riportava a casa dopo una giornata a Gardaland. Secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, non è escluso che la Procura veronese valuti anche l'aggravante, per la seconda inchiesta, dell'odio razziale, sulla base proprio delle dichiarazioni delle cinque vittime. «Mentre ci toccavano senza lasciarci scampo - ha raccontato una delle adolescenti agli investigatori - ci urlavano "qui non vogliamo italiani"».

Gli inquirenti: «Più di cinque vittime»

«In tribunale non si fanno processi sociologici. Considerata l'estrema gravità di quanto accaduto, è comprensibile invocare il massimo rigore. Ma prima bisogna attribuire con assoluta certezza i singoli reati a chi li ha commessi». Lo dice il procuratore reggente di Verona Bruno Francesco Bruni al Corriere del Veneto commentando la maxirissa sul Garda . Entrambe le inchieste aperte dagli inquirenti scaligeri risultano per ora «contro ignoti, nei confronti di persone da individuare». A coordinare il doppio filone d'indagine sarà il pm Mauro Leo Tenaglia.

«Il primo si concentrerà sui pesantissimi eventi accaduti in spiaggia e riguarderà danneggiamenti, risse, lesioni, rapine, devastazioni, vandalismi, interruzione di pubblico servizio - anticipa Bruni -. Il focus della seconda inchiesta invece sono le molestie sessuali subìte e denunciate in treno da almeno cinque minorenni. Abbiamo appena ricevuto gli atti dai colleghi di Milano, la competenza a indagare spetta a Verona».

A riguardo si è ipotizzata una trentina di sospettati, ma nessuna delle ragazzine è stata finora in grado di riconoscere da foto e video colui o coloro che l'hanno "toccata", indicando solo tatuaggi, capi d'abbigliamento e altri particolari a cui sarà comunque possibile trovare riscontro dai filmati, ma ci vorrà del tempo». Peraltro, per Bruni, le vittime sarebbero «più numerose rispetto alle cinque che hanno sporto denuncia, almeno il doppio». Quanto alle prove a disposizione degli investigatori per stringere il cerchio sul branco si profilano, oltre alle possibili testimonianze dirette, principalmente due piste: le decine di filmati pubblicati sui social e le immagini di videosorveglianza girate alla stazione di Peschiera e nei pressi del lungolago dov'è andato in scena il raduno sfociato in scorribande e violenze fino all'intervento delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa.

«Lombardia si costituisca parte civile»

«Anche Regione Lombardia è vittima di quanto avvenuto il 2 giugno su un suo treno regionale, dove si è registrato un episodio gravissimo di violenza e razzismo contro delle giovani donne sul quale non si può soprassedere. Per questo stamattina ho chiesto al presidente Fontana di valutare la possibilità di tutelare l'immagine della Regione, oltre che il suo patrimonio e un servizio che ogni giorno ospita 800.000 viaggiatori, costituendosi parte civile negli eventuali processi che seguiranno le indagini». Questa la posizione della bresciana Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto in Consiglio regionale della Lombardia, intervenendo nel dibattito.

«Mentre è giusto che gli inquirenti facciano il loro lavoro - prosegue Viviana Beccalossi - è evidente che serve chiarezza su quanto ogni giorno avviene sui nostri treni, che sono diventati zona franca. Garantire la sicurezza non è certo compito della Regione, né tantomeno si può chiederlo al personale viaggiante, ma è doveroso riflettere su quello che ormai da anni avviene nelle stazioni e sui convogli, dove si moltiplicano episodi di violenza e vandalismo, per tacere di chi considera quello dei treni un servizio gratuito per  viaggiare senza nessun rispetto delle regole».

La testimonianza di un padre

«Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito...mia figlia era in balia di gente senza scrupoli e io ero a casa impotente. Se non fosse riuscita a scendere a Desenzano quelli non so cosa le avrebbero fatto». È il racconto del padre di una delle ragazze che hanno subito violenza sessuale su un treno al ritorno da Gardaland, genitore di una delle due residenti nel Pavese, mentre altre tre sono di Milano. La riporta oggi il Corriere della Sera. Il padre esprime critiche al sistema di emergenza e alle ferrovie: «Ho chiamato prima la Polizia Ferroviaria di Peschiera, ma non rispondeva nessuno, poi il 112, che mi ha passato i Carabinieri di Peschiera, che mi hanno detto di chiamare la Polizia ferroviaria... a quel punto sono salito in macchina. Mezz'ora dopo mi hanno chiamato i Carabinieri ma mia figlia era riuscita a scendere a Desenzano».

«Andare alla radice del problema»

«Credo che siano interessati due grossi ambiti: quello della sicurezza e quello della socialità. Gli interventi sociali estesi sul territorio nazionale dovranno tamponare questi giovani, dovranno cercare di capire la radice del problema e dovranno risolverlo». Lo ha sottolineato oggi la sindaca di Peschiera del Garda, Orietta Gaiulli, a margine dell'incontro con alcuni parlamentari veronesi dopo la maxirissa del 2 giugno e le molestie ad alcune ragazze. «È un lavoro grande - ha precisato Gaiulli - ma bisogna cominciare, altrimenti fra cinque anni credo che avremo grossi problemi».

I sindaci gardesani dal prefetto di Verona

E proprio tutti i sindaci della sponda veronese del lago di Garda parteciperanno domani alle 17 ad una riunione con il prefetto di Verona per discutere di sicurezza e viabilità dopo la maxirissa scoppiata in 2 giugno scorso tra Peschiera e Castelnuovo. È lo stesso sindaco di Castelnuovo, Giovanni Dal Cero, a darne notizia. «Sono contento - dice oggi all'Ansa - che sia passando il messaggio che il problema della sicurezza debba essere trattato unitariamente, con a capo Questura e Prefettura».

Dal Cero ha già stilato la lista delle richieste che rivolgerà al Prefetto. «Chiediamo che ci sia la consapevolezza da parte del Ministero dell'interno che da Pasqua sino ad ottobre ci servono degli agenti in più - sottolinea - e che è necessario un maggior coordinamento tra territorio e autorità, oltre ad un controllo più stringente delle stazioni ferroviarie». Sul fatto che non ci fossero telecamere sul treno sul quale le cinque adolescenti lombarde hanno subito molestie da parte di una trentina di giovani, il sindaco rilancia. «Vorrei che i Carabinieri - sottolinea - vedessero in diretta ciò che riprendono le nostre telecamere municipali, per poter intervenire direttamente».

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