Garda

Mamma uccisa a calci e pugni, il gip: «Andreoli ha ucciso in modo imprevedibile»

Andrea Cittadini, Francesca Roman
Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo del 45enne che venerdì sera ha ucciso la madre a Sirmione
ANDREOLI RESTA IN CARCERE
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«Andreoli ha dimostrato la totale incapacità di inibire i propri istinti violenti e manifestato contro la madre un inaudito e crudele accanimento, scatenatosi per banali liti domestiche legate al fatto che la vittima si fosse rivolta in modo irrispettoso nei confronti della nuora e avesse gettato via le foto del matrimonio dei due coniugi». 

È quanto ricostruito dal gip di Brescia che ha convalidato il fermo e mantenuto in carcere il 45enne Ruben Andreoli che venerdì sera a Sirmione ha ucciso a calci e pugni la madre di 72 anni Nerina Fontana. «Egli è da ritenersi soggetto altamente pericoloso per l’elevato rischio di ricaduta nel reato avendo dato prova della capacità di uccidere in modo del tutto imprevedibile e senza alcuno scrupolo» scrive il gip. 

La moglie dell’uomo, di origini ucraine e che dal 2010 viveva in casa con il marito e la suocera, ha confermato la natura del litigio spiegando che già da dieci giorni madre e figlio non si parlassero e che Nerina Fontana aveva revocato l’autorizzazione al figlio ad operare sul suo conto corrente. «Il clima in casa era sempre stato sereno e mio marito non ha mai avuto reazioni violente durante le liti».

La moglie e nuora

Tapparella ancora chiusa, al citofono ovviamente non risponde nessuno, sul balcone si vede qualcosa in terra, forse uno straccio, forse un indumento, difficile dirlo. Le vicine hanno raccontato che, la moglie di Ruben Andreoli e nuora di Nerina Fontana presente nell'abitazione durante l'omicidio, «stava in casa tutto il giorno, non parlava con nessuno, la sentivano solo parlare al telefono in ucraino». Da quando è sposata ha vissuto sempre con la suocera («cosa strana - commentano - una donna di qui non avrebbe mai accettato di vivere con la suocera»). «Adesso resterà a vivere lei qui?» si chiedono.

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