L'eroe ritrovato grazie a Facebook

Ritrovato. Alcuni giorni fa dal Sudafrica George Meyer aveva fatto pervenire una richiesta d'aiuto, postata sul profilo Facebook del Comune di Rezzato: «Voglio trovare i famigliari del rezzatese Giovanni Maifredi che in tempo di guerra, nel lontano 1945, salvò la vita al padre di un mio carissimo amico, prima nascondendolo a Serle e successivamente aiutandolo ad espatriare in Svizzera».
Oggi la storia vede il suo felice epilogo: hanno infatti avuto esito positivo le ricerche, condotte dall'Amministrazione comunale (in particolare dall'assessore Domenico Pasini), per ritrovare la famiglia di Giovanni Maifredi che ormai da anni vive a Genova, e dare un volto all'eroe - perché di tale si tratta - che aveva salvato la vita a Eric Ross Munro (questo il nome del soldato sudafricano scampato a sicura morte grazie a lui).
Ed attraverso il racconto di Pietro, che con la sorella Margherita è figlio di Giovanni Maifredi, emerge una storia bellissima di eroismo fatto in silenzio, priva di clamori. Giovanni Maifredi, nato nel 1910 a Castelgoffredo è morto nel 1978, ma la sua storia rivive nelle parole del figlio Pietro, che di quei fatti dal '43 al '45 ha ricordi precisi.
«Quando siamo sfollati nel 1943 a Serle dalla nostra casa di Rezzato - racconta Pietro - avevo tre anni e fino a cinque siamo stati lassù, in una casetta piccola recintata da un alto muro, oltre al quale si vedeva lo scalo ferroviario di Gavardo e i caccia bombardieri che lo mitragliavano. Il mio papà andava e veniva da Rezzato, per portare avanti il suo commercio di chincaglierie. Già allora intratteneva rapporti con l'estero, infatti parlava correttamente inglese, francese e tedesco: questo lo ha certamente aiutato nel suo impegno a salvare vite umane. «Ricordo nitidamente - continua - in casa nostra un viavai di giovani, che soprattutto di notte cercavano mio padre, con il quale parlavano fitto in varie lingue straniere. Il papà dopo averli ascoltati consegnava loro qualcosa da mangiare, ed una busta contenente una mappa dettagliata e una bussola da bambini, che li avrebbe aiutati ad arrivare dall'altopiano di Cariadeghe in Svizzera, evitando le truppe nemiche. Dopo queste partenze salutate da grandi abbracci, papà e mamma Dirce grazie ad una radio Marelli ascoltavano trepidanti le trasmissioni di Radio Londra, sino a sentire la parola in codice che corrispondeva ai giovani partiti, segno che erano sani e salvi oltreconfine».
Ma i ricordi, includono anche le sparizioni di papà Maifredi per giorni o mesi, allorché non arrivava il messaggio in codice e allora personalmente si doveva occupare delle vite altrui, a rischio della propria.
Giovanni Maifredi per questi atti ha ricevuto dal governo inglese un attestato di gratitudine e riconoscimento, per avere aiutato i soldati alleati a non essere catturati dai tedeschi. Nel '47 anche il Comune di Rezzato gli attribuì un diploma di benemerenza, accompagnato da una somma di denaro che lui donò alla Casa di riposo.
Sempre al '47 risale l'ultimo atto eroico di quest'uomo di poche parole, grande inventiva e sempre sorridente (così lo descrive il figlio): per schivare alcuni ragazzi che giocavano per strada, fece finire la sua automobile sulle rotaie del tram Brescia-Rezzato: lui e la moglie uscirono miracolosamente illesi.
Questa è la storia di Giovanni Maifredi: un uomo come tanti, eroe come pochi, la cui traccia buona non si è mai smarrita nel ricordo di chi ha salvato. zani
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