Garda

«La navigazione pubblica sul Garda passi alla Regione»

Il Pirellone torna a chiedere il trasferimento di competenze dal Ministero dei trasporti
Problemi annosi: di regionalizzazione della navigazione si parla da decenni - © www.giornaledibrescia.it
Problemi annosi: di regionalizzazione della navigazione si parla da decenni - © www.giornaledibrescia.it
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Tutti la chiedono ma nessuno la attua. Resta un miraggio la regionalizzazione della navigazione pubblica sul Garda, oggi in capo al Ministero dei trasporti. Il tema è tornato all’attenzione del Consiglio regionale lombardo, che nei giorni scorsi ha approvato all’unanimità la risoluzione «Conferimento alla Regione e agli enti locali di funzioni e compiti di trasporto pubblico locale». La richiesta: la gestione statale per la navigazione dei laghi di Como, Maggiore e di Garda sia trasferita alle Regioni territorialmente competenti. Se ne parla da anni, addirittura decenni. È infatti del 19 novembre 1997 il decreto legislativo 422 che stabilisce che «la gestione governativa per i laghi Maggiore, di Como e di Garda sia trasferita alle Regioni territorialmente competenti e alla Provincia di Trento».

Il passaggio, diceva il decreto, sarebbe dovuto avvenire entro il primo gennaio 2000, ma tuttora la gestione è statale, centralizzata. Per la regionalizzazione preme da anni la Comunità del Garda. La richiesta è stata ribadita dalla presidente Mariastella Gelmini anche nell’ultima assemblea dell’ente. «Il tema è strategico - dice il segretario Pierlucio Ceresa - per il futuro del lago. Oggi la navigazione sul Garda ha un carattere turistico, con la regionalizzazione la si potrebbe implementare in funzione del trasporto di residenti, studenti e lavoratori».

La famosa «metropolitana d’acqua» di cui si parla da tempo, ma ancora relegata nel libro dei sogni. Manca tutto: pianificazione, mezzi adeguati, infrastrutture. «L’auspicio - continua Ceresa - è che Ministero, Veneto, Lombardia e Trentino si mettano d’accordo». E facciano i conti. Perché il problema, oltre che politico, è anche economico. Anzi: soprattutto economico. Perché il decreto del ’97 prevede la regionalizzazione «previo risanamento tecnico-economico». Chi si debba far carico dei buchi di bilancio della gestione governativa non è detto. E la patata bollente viene rimbalzata da anni tra Stato e Regioni.

A quanto ammonti questo buco non si sa. A fine anni Novanta si parlava di parecchie decine di miliardi di lire. «Il problema - dice Ceresa - è che non c’è un bilancio Navigarda. La gestione è complessiva, e comprende anche Como e Maggiore, che hanno caratteristiche ed esigenze completamente diverse dal nostro lago». I buchi arrivano da là. Anche per questo il Garda, che con 25 milioni di presenze annue è il terzo polo turistico d’Italia, dopo la riviera romagnola e i lidi veneti, vorrebbe una gestione disgiunta e autonoma.

 

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