Garda

Dove si formano i nuovi «angeli» che vigileranno sul Benaco

Un centinaio di assistenti bagnanti hanno ottenuto l’abilitazione superando prove teoriche e pratiche a Salò
Abilitati. A Salò i nuovi assistenti bagnanti  con i loro esaminatori
Abilitati. A Salò i nuovi assistenti bagnanti con i loro esaminatori
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Un centinaio di nuovi assistenti bagnanti abilitati al salvataggio in acque libere. Sono giunti a Salò da tutta la Lombardia per sostenere l’esame di abilitazione e nei prossimi mesi molti di loro veglieranno sulla sicurezza di chi frequenta le piscine e gli stabilimenti balneari del Garda.

«Per molti di questi ragazzi - dice Beppe Chiappini, figura storica del nuoto a Salò, allenatore della Società Canottieri Garda e maestro di salvamento della Federazione - è un’occasione di lavoro, un modo per pagarsi gli studi. Peraltro, non riusciamo a soddisfare tutte le richieste che arrivano dal territorio».

Salò, grazie alla presenza della Guardia Costiera, è l’unica località lombarda in cui è possibile conseguire il brevetto Mip, il più avanzato, che abilita all’assistenza in acque aperte (mare), interne (laghi e fiumi) e in piscina. Due le sessioni d’esame che si sono svolte sotto gli occhi del tenente di vascello Ilaria Zamarian, comandante della Guardia Costiera.

I ragazzi hanno dovuto dimostrare di saper manovrare a regola d’arte il pattino («può far sorridere - dice Chiappini - ma è il mezzo perfetto per questo tipo di interventi») e di possedere le nozioni teoriche e pratiche richieste. Fondamentale il supporto della Canottieri (alla quale si può rivolgere chi fosse interessato a partecipare alle prossime sessioni), sia per le lezioni teoriche che per quelle pratiche in piscina. «Sono importanti occasioni di diffusione della cultura del salvataggio - aggiunge Chiappini -, tutti dovremmo sapere come aiutare una persona in difficoltà in acqua. Bastano poche nozioni».

Pierpaolo Varisco, coordinatore regionale del settore salvamento della Federazione Italiana Nuoto, ricorda che se i decessi per annegamento sono dieci volte di meno rispetto agli anni Sessanta è dovuto al fatto che «oggi tutti sappiamo nuotare, ma anche alla più diffusa cultura del salvatagio e alla presenza di assistenti abilitati nei luoghi di balneazione».

Non tutti in verità. Nelle cosiddette «spiagge libere», quelle non attrezzate per intenderci, di bagnini sul trespolo non se ne vedono. I Comuni non hanno obblighi in tal senso e se la cavano posizionando un cartello che segnala la balneazione non sicura per mancanza del servizio di salvataggio. Me nelle piscine e nelle spiagge attrezzate l’addetto al salvamento c’è. O dovrebbe esserci.

 

 

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