Garda

Dopo il passaggio delle Frecce, a Desenzano spunta una bomba tedesca

Le rocce del lungolago hanno restituito un ordigno della Seconda guerra mondiale
L’«ovetto» ritrovato in centro a Desenzano - © www.giornaledibrescia.it
L’«ovetto» ritrovato in centro a Desenzano - © www.giornaledibrescia.it
AA

Mentre il cielo tornava azzurro dopo il passaggio delle Frecce e dei loro fumi tricolore, le rocce del lungolago hanno restituito una bomba. Nel cuore di Desenzano, praticamente sotto il «cuore» di piazza Cappelletti, un passante ha trovato un pezzo di ferro che ha subito pensato potesse essere un ordigno. E così si è messa in moto tutta la macchina che si attiva in queste circostanze.

È accaduto nel primo pomeriggio, proprio nella giornata in cui la capitale del Garda era in gran spolvero per l’Air Show: più di centomila presenze rilevate, rilevato, però, anche un ordigno. In prima battuta il passante ha saggiamente allertato i Vigili del fuoco, che si trovavano in piazza. Da lì è partita la chiamata al 112, con l’intervento dei Carabinieri e della Polizia locale che hanno transennato tutta la zona e poi quello del Commissariato di pubblica sicurezza, che ha preso in carico «la pratica», allertando la Prefettura e, di conseguenza, gli artificieri del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona, competenti in Lombardia per la bonifica di ordigni residuati bellici.

Perché quello rinvenuto dal passante, che è stato bravissimo ad allertare le autorità competenti, a primo acchito era parso proprio un ordigno della guerra. L’occhio degli artificieri ha permesso di stabilire che in effetti era proprio così: si trattava di una Eierhandgranate 39, ossia una bomba a mano tedesca utilizzata durante la Seconda Guerra mondiale, comunemente nota come «ovetto». L’ordigno è stato preso in carico dagli specialisti dell’Esercito e trasportato in un luogo più sicuro, pronto per il successivo brillamento, che sarà programmato nei prossimi giorni. Un altro ritrovamento dopo quello avvenuto a Brescia qualche giorno fa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia