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Discriminò due dipendenti dopo la loro unione civile: condannata la sindaca di Calcinato

Due donne persero ruolo di responsabilità e posto di lavoro. La prima cittadina dovrà pagare un risarcimento
Il tribunale di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sono soddisfatte Federica Lombardo e Luisa Zampiceni, rispettivamente ex responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Calcinato ed ex comandate della Polizia Locale dello stesso comune.

La Corte d’appello civile di Brescia, sezione lavoro, ha dato loro ragione e condannato il sindaco di Calcinato Nicoletta Maestri, il suo vice Mirco Cinquetti e l’assessore alla Polizia Locale Stefano Vergano del comune sopra citato, al pagamento di un risarcimento nei loro confronti «per il carattere discriminatorio - si legge nella sentenza - della loro condotta dopo la loro unione civile». Secondo i giudici di appello le due donne sono state discriminate nell’assegnazione delle posizioni organizzative, in particolare Lombardo è stata privata della responsabilità dell’Ufficio tecnico, assegnata ad altra dipendente in base ad un principio di rotazione, mai seguito in precedenza.

I fatti

Nel 2020 le due donne si uniscono civilmente. A Federica Lombardo nel gennaio del 2021 viene tolto il ruolo di responsabile dell’ufficio tecnico che ricopriva dal 2011. Al suo posto una collega neoassunta. «Una rotazione mai fatta prima e, neppure dopo, con un atteggiamento discriminante - scrivono i giudici in sentenza - che non viene fatta subito nel 2020 per non creare sospetti».

Federica Lombardo si rivolge al Tribunale e dà il via all’iter giudiziario. Nello stesso periodo «il Comune - si legge in sentenza - inizia un atteggiamento discriminatorio anche nei confronti del suo ormai ex comandante Zampiceni, modificando ad hoc la convenzione stipulata dai comuni di Calcinato, Lonato e Bedizzole che sono in convenzione di servizio costringendola di fatto a dimettersi». «Confido che la sentenza che ha accertato il carattere discriminatorio della condotta degli amministratori comunali nei miei confronti - le parole di Lombardo - sia da esempio, affinché le decisioni private non condizionino l’attiva professionale».

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