Garda

Desenzano, l'acquedotto è arrivato al limite

Il sistema è al limite: i consumi in costante aumento hanno eroso le scorte; l'aiuto arriverà da Sirmione.
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La capitale del Garda ha sete. I consumi risultano in costante aumento nell'ultimo decennio e le fonti idriche, prese a lago e pozzi, sono ormai arrivate al limite. Il loro utilizzo supera il 90% della potenzialità ed in alcuni casi con gli ultimi interventi edilizi ormai non c'è ulteriore acqua disponibile.

Tutto questo condizionerà eventuali sviluppi residenziali peraltro previsti dal Pgt se non si provvederà a reperire nuove fonti. Il progetto principale sul tavolo riguarda il «soccorso» promesso da Sirmione che fornirà acqua previa la costruzione di una «dorsale» fra Colombare e Rivoltella. Ma i lavori non sono nemmeno iniziati.
Desenzano ha consumato lo scorso anno 7.136.449 metri cubi d'acqua. Sono stati forniti da un sistema di approvvigionamento misto che si affida all'acqua del Garda ed ai pozzi: dalla nuova presa a lago del Vò (4 milioni), dal pozzo Tassinara di Rivoltella (1,6 milioni), dal pozzo Bagatta, dalla vecchia presa a lago e dai pozzi di San Martino, Vaccarolo e San Pietro. Ma i consumi, in costante aumento, hanno eroso le scorte, così che ora il sistema acquedottistico è al limite. Lo dice la relazione stilata in agosto dagli esperti di Garda Uno spa, la società che gestisce larga parte degli acquedotti gardesani. Relazione che ha spinto i consiglieri della lista civica Renzo Scamperle e Paolo Abate a rivolgere una preoccupata interrogazione al sindaco. Questa evidenzia le criticità e sollecita gli interventi programmati partendo dalla constatazione che dal 2003 al 2011 i consumi sono cresciuti mediamente del 2,3% l'anno.

Ciò spiega perché - sottolineano nel documento - gli impianti dei distretti Desenzano-Rivoltella e San Martino presentano caratteristiche prossime al limite di produzione. Tanto che il pozzo Tassinara viene sfruttato nel periodo estivo in ragione del 90% e oltre restando in funzione ben 23 ore su 24.Ma la situazione non appare migliore nei mesi estivi per i pozzi Bagatta, San Martino, presa vecchia a lago oltre all'impianto di potabilizzazione all'ozono di Montecroce tutti prossimi al funzionamenti ininterrotto giorno e notte. Da qui arriva la sollecitazione a potenziare le fonti di approvvigionamento. Per la verità la precedente Amministrazione aveva avviato la trivellazione di un nuovo pozzo Monte lungo in zona industriale spendendo 48 mila euro, iniziativa poi abbandonato perché l'acqua conteneva trielina.

Fra le ipotesi di lavoro c'era la posa di una nuova presa a lago in zona Rivoltella. Il progetto è stato accantonato perché costosissimo richiedendo, dati i bassi fondali, ben 4 chilometri di tubazioni. La soluzione scelta riguarda l'interconnessione con l'acquedotto di Sirmione attraverso la posa di una tubazione lunga 2,7 chilometri fra Colombare e Rivoltella da un milione di euro. Il finanziamento del secondo stralcio per 800mila euro però è per buona parte legato al destino del piano Tassere. Scamperle e Abate in sintesi chiedono che i lavori vengano ultimati prima della prossima stagione turistica o, in alternativa, che si proceda a potenziare la presa a lago del Vò, serbatoi e impianto di trattamento.
Ennio Moruzzi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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