Garda

Dal Piccolo Cervino al sentiero delle creste: il Garda da scalare

Attrezzata la traversata del Castello di Gaino, prende forma il percorso alpinistico da Vobarno
Panorami mozzafiato per gli alpinisti - Foto © www.giornaledibrescia.it
Panorami mozzafiato per gli alpinisti - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Lo hanno battezzato il «Piccolo Cervino del Garda». Il paragone con la leggendaria cima delle Alpi, un’icona che tutti conoscono e riconoscono per la sua forma perfetta di piramide egizia, può sembrare azzardato. Ma fatte le dovute proporzioni, la traversata integrale della cresta del Monte Castello di Gaino, nell’entroterra di Toscolano, evoca, con le sue due punte, l’esposto crinale che separa la vetta italiana del Cervino da quella svizzera.

Altre similitudini si trovano nella tipologia di risalita e nel grado di difficoltà tecnica della traversata. Poi c’è il richiamo alla potenzialità turistica del percorso: se il Cervino è l’esperienza alpinistica più ambita delle Alpi, capace di attrarre ogni anno migliaia di scalatori da tutto il mondo, il Piccolo Cervino del Garda potrebbe diventare anch’esso, tra gli appassionati italiani ed europei, una meta cult, in grado di generare presenze ed economia.

Il tracciato per la traversata del Monte Castello di Gaino, ribattezzato «Piccolo Cervino del Garda»
Il tracciato per la traversata del Monte Castello di Gaino, ribattezzato «Piccolo Cervino del Garda»
Ne sono convinti Stefano Michelazzi e Guido Bonvicini, guide alpine dell’Alto Garda e Valle Sabbia, che in questi giorni, coadiuvati da Guido Damiani, hanno terminato di attrezzare la traversata del Castello, da oggi percorribile con accesso da Gaino alla cresta sud-ovest e discesa a Navazzo, nel Comune di Gargnano, affrontando alcune calate a corda doppia. Oppure salendo da Navazzo e ridiscendendo dallo stesso versante.

Michelazzi e Bonvicini - Foto © www.giornaledibrescia.it
Michelazzi e Bonvicini - Foto © www.giornaledibrescia.it
«La scalata - spiega Michelazzi - rimane avventurosa e di stampo prettamente alpinistico, riservata a cordate che, malgrado le difficoltà mai al di sopra del IV grado, sappiano gestirsi e muoversi con sicurezza in questo ambiente. Le condizioni sono quelle tipiche di una salita alpinistica dolomitica. Buon divertimento, dunque. E per chi non se la sente di andare da solo, ci siamo sempre noi guide alpine».

Le potenzialità turistiche, si diceva, sono notevoli, soprattutto in tempi di boom delle attività outdoor, in crescita costante da qualche anno ed esplose con il Covid. Basta guardare, senza andar troppo lontano, al Garda trentino, dove la vacanza climbing è uno dei motori dell’economia locale.

Anche per questo le guide alpine stanno lavorando ad un progetto più vasto: un grande parco alpinistico tra Alto Garda e Valsabbia, disegnato nel triangolo che ha per vertici Roè Volciano, Bagolino e Limone. È qui che sta prendendo forma un altro percorso ambizioso, il «Sentiero delle Creste», che va a concatenare le cime della dorsale che da Vobarno porta al Monte Forametto e successivamente collega le Marmere, il Monte Spino e il Monte Pizzoccolo, per finire sul Monte Castello. «Un percorso unico che potrebbe generare richiamo a livello internazionale», dice Michelazzi. Sosterranno il progetto il Cai Salò e l’Ersaf, che ne hanno intravisto le potenzialità. Le coglieranno anche i Comuni?

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