Garda

Da Gavardo alla fine del mondo

Adriano Lombardi e Sergio Goffi hanno percorso in moto 10mila chilometri da Santiago del Cile alla Terra del Fuoco
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Diecimila chilometri in moto, destinazione Patagonia. È la magnifica avventura di Adriano Lombardi e Sergio Goffi, due gavardesi non nuovi a questo genere di imprese.
Negli anni scorsi - tanto per citare alcune «missioni» - i due hanno affrontato (e sempre a bordo delle fedeli Yamaha) la Mongolia, la via della Seta, le ex repubbliche sovietiche.

Ora, come si diceva, la Patagonia. «Siamo partiti da Santiago del Cile, in direzione sud - racconta Adriano Lombardi. - Abbiamo valicato il confine con l'Argentina per sei volte, lungo i crinali della cordigliera andina. Territori immensi e deserti. Una sera ci siamo accorti di essere rimasti quasi senza benzina. Abbiamo abbandonato la strada principale seguendo l'insegna di una estancia, una locanda, ma quando siamo arrivati là non c'era nessuno, salvo quattro cani e due cavalli. Così, abbiamo montato la tenda e abbiamo trascorso la notte in quel luogo desolato.

La mattina dopo abbiamo raggiunto un'altra estancia dove, dopo molta insistenza da parte nostra, ci hanno venduto quattro litri di benzina, che abbiamo versato nel serbatoio della moto di Sergio, travasandovi anche il poco carburante rimasto nella mia. Abbiamo legato le due moto con una fune - aggiunge Adriano - e Sergio mi ha trainato per ottanta chilometri, fino al primo centro abitato».
Dei diecimila chilometri del viaggio, cinquemila sono stati percorsi sul «ripio», strada sterrata ricoperta di ghiaia. Ghiaia che spesso e volentieri si ammassa in cumuli, e allora, per i motociclisti, sono guai. Piombare in uno di quei mucchi a cento all'ora diventa, infatti, estremamente pericoloso.
«Grazie al cielo, non siamo mai caduti - spiega ancora Lombardi -, anche se le nostre Yamaha schizzavano da tutte le parti, incontrollabili. Una volta, un grosso sasso mi ha colpito il casco e la spalla, ed è stato un miracolo che l'incidente non abbia avuto serie conseguenze».

In Patagonia, invece, il pericolo maggiore si chiama vento. «È incessante e fortissimo - precisano i due centauri gavardesi -. Ci costringeva a viaggiare inclinati. Finché soffiava da dietro o frontalmente si riusciva ad affrontarlo senza troppe difficoltà, ma quando la strada curvava di 90 gradi ce lo trovavamo di fianco e bisognava calcolare la spinta per evitare che ci spostasse sull'altro lato o ci buttasse fuori».

Tanti rischi, dunque, e tanta fatica. «Ma ne valeva la pena - è il commento all'unisono di Goffi e Lombardi -. Abbiamo potuto vedere luoghi meravigliosi. Abbiamo avuto la fortuna di ammirare il Perito Moreno e montagne celebri come il Fitz Roy e il Cerro Torre senza una nuvola a nasconderne la cima, condizione più unica che rara. Abbiamo attraversato la Terra del Fuoco fino a raggiungere Ushuaia, la città più a sud del mondo. E ancora: abbiamo visitato il parco delle Torres del Payne. A Punta Tombo ci siamo imbattuti in una colonia di pinguini di Magellano, nella penisola di Valdés in una di leoni ed elefanti marini, mentre vicino alla riva abbiamo visto nuotare le orche. Insomma, un'esperienza indimenticabile».

Enrico Giustacchini

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