Garda

Coregoni del Garda, a Salò i pescatori protestano contro lo stop alla semina

Il divieto fu imposto nel 2021 dal Ministero dell’ambiente a tutela del carpione
Coregoni appena pescati - © www.giornaledibrescia.it
Coregoni appena pescati - © www.giornaledibrescia.it
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Acque agitate sul Garda, i pescatori sono pronti alla mobilitazione. La protesta di chi vive di pesca - un centinaio di famiglie attorno al lago - andrà in scena oggi 22 ottobre, a Salò.

Si contesterà lo stop alla semina degli avannotti di coregone lavarello, imposto nel 2021 dal Ministero dell’ambiente. Il ripopolamento - lo ricordiamo - è stato vietato, in quanto trattasi di specie alloctona che mette a rischio il carpione, lui sì autoctono (oltre che esclusivo, dato che vive solo nel Garda e in nessun altro luogo al mondo).

Il coregone fu invece immesso solo un secolo fa, nel 1918, e primi esemplari si pescarono nel 1921. Nei decenni successivi, dagli anni ’50 e ’60 del Novecento, divenne redditizio per la pesca professionale e ancora oggi vale oltre l’80% del pescato. È, insomma, una colonna dell’enogastronomia gardesana.

Il Comune di Moniga, ad esempio, ha fatto del coregone all’olio il suo piatto simbolo. Ma senza l’aiuto dell’uomo, senza l’immissione nel lago di avannotti, c’è il rischio che nel giro di pochi anni la specie sparisca, facendo finire sull’orlo dell’estinzione anche i pescatori del Garda. Che, però, non ci stanno. Domani mattina si ritroveranno a Salò, dove giungeranno in barca e in auto, per protestare e chiedere la deroga al divieto, già concessa ai laghi di Iseo e di Como (dove però non c’è il carpione da tutelare). I pescatori hanno scelto Salò in quanto sede della Comunità del Garda, che su questa questione, e in generale sul tema della pesca, è sempre attenta.

«Prima di essere imprenditori turistici - dice la presidente Mariastella Gelmini -, i gardesani erano contadini e pescatori. La pesca professionale è un'attività tradizionale e secolare che va tutelata. La Comunità si fa portavoce affinché si possa instaurare un rinnovamento della pesca e della gestione delle acque, che porti a una reale sostenibilità, con l’obiettivo del recupero della biodiversità ittica». Il caso coregone è finito anche in Parlamento, con le recenti interrogazioni di Benzoni (Azione) e Paroli (FI).  

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