Garda

Ciclovia del Garda, l’ampliamento arriva alla Corte dei Conti

Esposto delle associazioni ambientaliste «per esaminare costi e livello di sicurezza»
Il punto in cui la pista si interrompe tra Limone e Riva - © www.giornaledibrescia.it
Il punto in cui la pista si interrompe tra Limone e Riva - © www.giornaledibrescia.it
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Lo avevano annunciato dichiarandosi pronti a promuovere azioni anche a livello giudiziario per «bloccare questa costosissima e devastante opera». Ed ora i rappresentanti del Coordinamento interregionale a tutela del Garda - che riunisce una trentina di associazioni e comitati (tra cui Wwf, Italia nostra e Legambiente) -, sono passati dalle parole ai fatti. 

L’azione

Nella giornata di ieri hanno depositato presso la Procura Regionale della Corte dei Conti di Trento un esposto sulla Ciclovia del Garda, ponendo l’attenzione sulle criticità finanziarie del progetto e sui costi previsti per la realizzazione dell’Unità funzionale 3.1, cioè il tratto che dal confine con Limone, dove oggi si interrompe la pista a sbalzo inaugurata il 14 luglio 2018, dovrà proseguire verso Riva. 

Nell’esposto si chiede che «venga attentamente valutato il progetto della pista ciclopedonale promiscua che interessa l’intero perimetro del Garda per 165 km, con particolare riferimento alla porzione trentina che verrà realizzata per la maggior parte con costose e impattanti passerelle a sbalzo o tratti in galleria affiancati alla 45 bis». Alla Corte dei Conti si chiede di «esaminare costi e livello di sicurezza». Importante è sottolineare che per realizzare l’Unità 3.1, dal confine Brescia-Trento alla galleria Limniadi (poco meno di 100 metri) è stata approvata una spesa di 2 milioni e 180mila euro. Il Coordinamento sottolinea che «tale importo, per neanche 100 metri lineari, equivale all'incredibile cifra di 22 milioni al km» e ricorda che «per un semplice raffronto la costruzione di 1 km di viadotto autostradale costa 25 milioni». 

Le associazioni ambientaliste ribadiscono che i costi - si parla di 344 milioni per l’intero anello, ma pare che la cifra sia destinata a lievitare - «sono enormemente sottostimati e assolutamente insostenibili sia sul piano economico che sociale». Nell’esposto si fa inoltre riferimento agli «esorbitanti costi di manutenzione necessari per garantire la sicurezza dei tratti esposti e soggetti a frane» e si chiede di precisare «chi li debba sostenere, indicando su quali capitoli della finanza pubblica potranno essere caricati e come saranno amministrati, se a livello regionale, provinciale o comunale». 

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