Garda

A Prevalle l'arte dello spiedo in un museo

Nei vani delle scuderie di palazzo Morani nascerà una «vetrina» dedicata alle antiche macchine della collezione dei costruttori Ferraboli.
AA

La macchina? «È in punto». Carico di pezzi di carne il «lungo schidione». Un istante di attesa. «Ed ecco la macchina parte/da sé, col suo trepido intrigo». Così Giovanni Pascoli racconta la magia dello spiedo. Magia che noi bresciani conosciamo bene.

Un po' meno nota, invece, è la storia di questa tradizione, di cui andiamo giustamente fieri. Per colmare, almeno in parte, tale lacuna, a Prevalle faranno presto un museo: il museo dello spiedo. «Gli spazi adatti li abbiamo - assicura il sindaco, Amilcare Ziglioli. - Si tratta di alcuni vani delle antiche scuderie di palazzo Morani, l'edificio settecentesco che già ospita il municipio e la biblioteca». L'area, dunque, c'è. E c'è pure di che riempirla, grazie a Mario e Mimma Ferraboli, ben lieti di mettere a disposizione la loro collezione di pezzi d'epoca, raccolti in molti anni di ricerche.

«Gli spiedi che, per le loro caratteristiche, potrebbero entrare nel museo sono una ventina - racconta Mario -. Insieme testimoniano l'evoluzione nel tempo di questo strumento».
Un'evoluzione fatta di dettagli, anche minimi, frutto dell'intelligenza e della creatività di artigiani i quali non dimenticavano mai, peraltro, che ogni innovazione doveva mantenersi entro gli argini stretti di una precisa consuetudine, amata e consolidata nel tempo.
Una regola a cui si è attenuto, a ben vedere, lo stesso Mario Ferraboli quando, alcuni anni fa, ha inventato un'applicazione che mediante un sistema di fori e dentelli consente alla lancia in cui è infilzata la carne di compiere insieme «il movimento di rotazione e di rivoluzione, un po' come la terra intorno al sole», garantendo una cottura pressoché perfetta.

Pure la tecnica di base non cambia. Né il gusto, tutto bresciano, del «fare» lo spiedo, che vien prima ancora di quello del mangiarlo.
Tra i pezzi destinati al futuro museo prevallese ce ne sono alcuni particolarmente interessanti. Meritevole di una segnalazione speciale è uno che risale agli inizi del secolo scorso, ottimamente conservato, tipico esempio di una maestria esecutiva che ignorava, nell'assemblaggio delle parti, la saldatura.

Un altro, poi - funzionante a carbonella - è stato realizzato negli anni Sessanta dal padre di Mario, Eraldo, il fondatore della dinastia imprenditoriale dei Ferraboli.
Lo spiedo con ogni probabilità più importante, e certo il più ricco di suggestioni, è invece stato costruito nel Settecento. Bello come una scultura, si reggeva, e si regge, su eleganti volute in ferro battuto.
Veniva caricato a legna, e i fumi della combustione venivano liberati nell'aria attraverso due condotti svettanti dal tamburo con la grazia di comignoli sottili. Finire tra le pareti nobili di palazzo Morani sarà, per questa meraviglia, un po' come tornare a casa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia