Simona Bordonali: «Il mio impegno per portare Brescia e il vento del nord in Europa»

La deputata leghista in lizza nella nostra circoscrizione: «Mai accordi con le sinistre, von der Leyen debolissima»
Simona Bordonali - © www.giornaledibrescia.it
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L’esperienza in Consiglio comunale, quella da assessore in Regione Lombardia, quella (oggi in corso, per il secondo mandato) da parlamentare. Simona Bordonali ha un cursus honorum politico strettamente legato al territorio ed è ora candidata alle Europee nel Nord-Ovest per la Lega.

Come è nata la sua candidatura per l’Europarlamento?

Nasce per portare a Bruxelles l’esperienza maturata in questi anni sul territorio e, soprattutto, per portare Brescia in Europa. La nostra provincia racchiude degli asset strategici e ha più che mai la necessità di avere una voce che difenda le imprese, gli agricoltori, i cittadini.

Se verrà eletta, lascerà Roma per Bruxelles?

Sì. Molto di ciò che viene deciso a Roma dipende da Bruxelles e c’è la necessità di portare la brescianità e le esigenze del nostro territorio in Europa.

Quali sono le priorità che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi cinque anni?

Si è evidenziato in questi ultimi anni quanto l’Europa conti poco nel panorama mondiale. Ursula von der Leyen si è rivelata molto debole anche in relazione alla gestione geopolitica relativa ai conflitti: servono interventi diplomatici concreti e reali, mentre lei si è rivelata del tutto ininfluente. L’altra priorità è quella di essere più vicini ai territori e più reattivi rispetto alle loro istanze. L’Europa dovrebbe essere al servizio dei territori e delle comunità, invece purtroppo finora è accaduto il contrario: tutte le esigenze vengono neutralizzate.

Il suo slogan è «il vento del Nord in Europa»: cosa significa, nella pratica?

In un momento in cui a livello nazionale stiamo approvando l’Autonomia, un tema per il quale la Lega sta combattendo da quarant’anni di storia, abbiamo un’Europa che sta facendo il contrario: sta cioè puntando su un accentramento maggiore, richiamando a sé ancora più materie. Togliere il principio dell’unanimità del voto significa prendere decisioni indipendentemente dalla volontà espressa dai popoli e questo è un grande pericolo che i cittadini devono conoscere.

Qual è la sua posizione sulla guerra in Ucraina?

La posizione della Lega è sempre stata cristallina: noi siamo per aiutare l’Ucraina a difendersi. Altro conto è pensare di inviare uomini o di schierare un esercito europeo come il nuovo Napoleone-Macron vorrebbe: su questo fronte siamo decisamente contrari e netti, no all’invio dei nostri giovani in guerra. Semmai c’è la necessità che l’Europa inizi ad assumere una posizione davvero determinante per intavolare ed arrivare ai negoziati di pace. La nostra posizione sulla situazione in Palestina è altrettanto chiara: la Lega è sempre stata e sempre sarà per due popoli due Stati, questo per dire che a nostro avviso è necessario che ognuno abbia il proprio territorio.

Come si collocherà la Lega nel nuovo Europarlamento?

Bisognerà vedere quale sarà la maggioranza che esce da queste elezioni, ma il ruolo della Lega sarà quello di far sì che l’alleanza di centrodestra che oggi è al governo nazionale corrisponda e resti unita anche a livello europeo. La Lega si farà garante di questo: il centrodestra deve rimanere compatto e non deve in alcun modo stringere accordi con le sinistre, come fatto invece in questi cinque anni.

Forza Italia però non sembra esattamente sulla stessa lunghezza d’onda...

Dopo le elezioni vedremo i risultati e peseremo la forza dei vari gruppi. Ma il nostro punto fermo rimane: noi gli accordi con la sinistra non li faremo mai, non daremo alcun appoggio a un von der Leyen bis e neppure a un Governo Draghi. Se altri non conclameranno questo, faranno poi i conti con gli elettori, ma ricordo loro che la coerenza premia e che un accordo con le sinistre sarebbe un problema per i cittadini europei.

Lei cosa ne pensa della candidatura del generale Vannacci e delle polemiche?

Si tratta di una polemica strumentale creata ad arte dalla stessa sinistra, che candida una donna che si trova agli arresti domiciliari in Ungheria, e che ha già avuto altri problemi con la giustizia nel nostro Paese, e che però mette alla gogna un generale che ha servito il nostro Paese. Vannacci non è un militante della Lega, ma ha scelto di candidarsi nella nostra lista da indipendente e questo significa che il nostro partito è ancora attrattivo. È chiaro, come ha già chiarito Matteo Salvini, che non tutto ciò che dice Vannacci è condiviso al 100% dalla Lega, ma va riconosciuto al generale che spesso ha il coraggio di esplicitare un pensiero che il politicamente corretto impedisce alle persone di dire. 

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