La maledizione della Brexit per i Conservatori: il podcast «La Tribuna»

Continua la rubrica sulle elezioni europee con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento, disponibile anche in formato audio grazie all’intelligenza artificiale
Rishi Sunak - Foto Ansa/ Epa/ Tolga Akmen  © www.giornaledibrescia.it
Rishi Sunak - Foto Ansa/ Epa/ Tolga Akmen © www.giornaledibrescia.it
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In vista delle elezioni europee torna l’appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.

La Brexit presenta il conto e ora a farne le spese è il primo ministro Rishi Sunak. I Conservatori britannici hanno subito una cocente sconfitta nelle elezioni locali in cui hanno di fatto perso la metà degli eletti della tornata precedente.

Anche Sunak rischia di essere vittima non solo del pessimo risultato elettorale locale, ma anche delle lotte interne ai Tories che in questi anni hanno bruciato leadership a ripetizione. Un po’ come se la Brexit e le difficoltà economiche del Paese stessero presentando il conto al partito che va considerato il vero responsabile dell’uscita del Regno Unito dall’Unione.

E così dal 2016 ad oggi si sono alternati al numero 10 di Downing Street cinque differenti inquilini tutti conservatori: David Cameron (che oggi dopo anni è tornato alla ribalta come ministro degli Esteri), Theresa May, Boris Johnson, Liz Truss (con 46 giorni da incubo) e appunto Sunak che dovrebbe traghettare il suo partito alle elezioni politiche che per tutti gli osservatori rischiano di essere una «landslide victory» a favore dei Laburisti di Keir Starmer che ora, corroborato dal voto amministrativo chiede le elezioni al più presto (ma Sunak ha tempo fino a fine anno per convocarle).

Il dato forse più preoccupante per i Tories, non arriva dalle roccaforti rosse come Manchester e Liverpool, quelle sono rimaste così, ma dall’unica elezione suppletiva per la Camera dei Comuni. Il collegio era quello di Blackpool South nel Lancashire: era in palio il seggio lasciato libero dal conservatore Scott Benton dimessosi per un’indagine di corruzione. Ora è tornato al Labour, il cui successo è doppio: non solo ha vinto, ma ha riconquistato una costituency dove la Brexit aveva ottenuto il 62,5%. Mentre i Conservatori devono guardarsi alle spalle perché il candidato del Reform Party (gli eredi dello Ukip) presieduto da Nigel Farage è arrivato al 16,5% a meno di un punto dal candidato Tory, segno che il partito di Sunak perde consensi anche a destra. Questa sì che è la maledizione della Brexit.

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