Il Partito Pirata ceco non piace più ai giovani: il podcast «La Tribuna»

Tra il 21 e il 22 maggio in Repubblica ceca si è svolta una simulazione delle elezioni europee che ha coinvolto le scuole secondarie. Per gli studenti il partito guidato da Ivan Bartos non è più in cima alle preferenze
Ivan Bartos leader dei pirati cechi e ministro per la digitalizzazione - Pirátská strana (Flickr CC 2.0)
Ivan Bartos leader dei pirati cechi e ministro per la digitalizzazione - Pirátská strana (Flickr CC 2.0)
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In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.

Tra il 21 e il 22 maggio in Repubblica ceca si è svolta una simulazione delle elezioni europee. Una consultazione che ha coinvolto le scuole secondarie: hanno espresso un voto valido 22.880 studenti con almeno 15 anni e hanno partecipato 297 scuole, 265 delle quali hanno inviato in tempo i risultati elettorali. Queste elezioni avevano l’obiettivo di avvicinare i ragazzi ai principi cardine della democrazia ma anche di sollecitare e promuovere forme di cittadinanza attiva a due settimane dalle elezioni europee a cui nel 2019 votò solo il 28% degli aventi diritto (nel 2014 l’affluenza fu addirittura del 18%). I risultati sono interessanti per capire dove vanno gli elettori di domani: al primo posto con il 15,1% è arrivato Spolu, la coalizione elettorale di centrodestra guidata da Petr Fiala che nel 2021 ha vinto le elezioni, al secondo posto si è piazzata la nuova coalizione Prísaha a Motoristé (Orgoglio e Automobilisti) con il 14,7%, mentre al terzo posto si è piazzato il Partito pirata ceco con l’11,6%; altre formazioni hanno superato la soglia di sbarramento del 5%, ma quasi il 40 per cento dei ragazzi coinvolti ha dichiarato di non sapere per chi votare.

In questa simulazione quello che colpisce è la terza posizione dei Pirati: il partito che ha vinto la maggior parte delle precedenti elezioni studentesche, è ora terzo. Uno dei motivi del risultato peggiore potrebbe essere che, facendo parte dell’Esecutivo, non viene più percepito come un partito di protesta, soprattutto dai giovani.

I Pirati cechi, che a livello europeo aderiscono al gruppo dei Verdi, sono accreditati di un 11% anche alle vere Europee, il che si dovrebbe tradurre in soli due eletti al Parlamento Ue (gli uscenti sono invece tre). Alle ultime elezioni politiche del 2021 il partito si è presentato in una coalizione civica cosiddetta «Pirati e Sindaci», ottenendo il 15,6 per cento dei consensi e 37 eletti: oggi il ministro degli Esteri Jan Lipavski è un pirata, mentre il leader del partito Ivan Bartos (che ricorda il calciatore e attore Vinnie Jones, ma con i dreadlocks) è vicepremier e ministro alla Digitalizzazione. Il Partito pirata ceco è oggi forse l’unico davvero di successo (tra il 2018 e il 2023 hanno avuto anche il sindaco di Praga Zdenek Hrib) nella scena europea per un movimento che è nato in Svezia nel 2006 sull’onda delle proteste contro le limitazioni del copyright. Non a caso anche il sito internet The Pirate Bay per il file sharing è nato su iniziativa dei pirati svedesi, che sono stati i primi a mandare propri rappresentanti al Parlamento europeo, con due eletti nel 2009. Il movimento ha avuto un discreto successo anche in Germania ed in particolare a Berlino, quando nel 2011 ha ottenuto l’8,9% e 15 eletti all’Abgeordnetenhaus (la sede del parlamento del Land berlinese). Per quanto riguarda l’ideologia pirata i capisaldi sono: trasparenza, diritti civili e diritti umani, difesa dell’ambiente e ovviamente anche la democrazia diretta (Casaleggio e Grillo guardarono all’esperienza dei Pirati europei per il primo Movimento 5 Stelle).

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