Economia

Vendemmia 2023, il meteo ritarda e riduce il raccolto del 10%

Si attende comunque una produzione di qualità, ma per quanto riguarda i volumi molto dipende dall’evoluzione di temperature e precipitazioni
La vendemmia partirà con 15-20 giorni di ritardo © www.giornaledibrescia.it
La vendemmia partirà con 15-20 giorni di ritardo © www.giornaledibrescia.it
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Una produzione nazionale stimata in calo di circa il 14% ma con crolli fino al 50% nel Centro Sud facendo segnare, per quelle aree, il peggior risultato del secolo mentre al nord ed in particolare nel Bresciano la cifra potrebbe attestarsi attorno al 10%. La produzione italiana di vino - sostiene Coldiretti - dovrebbe scendere intorno ai 43 milioni di ettolitri contro i 50 milioni registrati la scorsa stagione, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017.

In Italia si attende comunque una produzione di qualità, ma per quanto riguarda i volumi molto dipende dall’evoluzione delle temperature e delle precipitazioni nelle prossime settimane e dall’impatto dei cambiamenti climatici, con i viticoltori che devono stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina.

Il punto

Nel Bresciano, che conta più di seimila ettari vitati, pensare di iniziare i primi giorni di agosto è difficile. Lo conferma Simone Frusca di Coldiretti Brescia: «Il ritardo è di 15 - 20 giorni». Ma al tempo stesso trapela anche un cauto ottimismo: «Ad oggi - continua Frusca - se non si ripeteranno eventi catastrofici come nei giorni passati possiamo sperare di avere vini molto interessanti ed i risultati potrebbero sorprendere tutti per la qualità».

Spostando la visuale al mercato internazionale la prospettiva è di un testa a testa fra Italia e Francia anche se quest’ultima sta facendo i conti con malattie della vite e maltempo, mentre la Spagna, dove il meteo ha anticipato la raccolta di almeno due settimane, dovrebbe restare terza con 36,5 milioni di ettolitri e un calo dell’11% rispetto allo scorso anno. La produzione tricolore può contare su 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.

Il patrimonio

Con la vendemmia in Italia si attiva un sistema che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio.

Un patrimonio di cultura, storia, economia e lavoro messo a rischio dall’entrata in vigore della legge sulle etichette allarmistiche del vino dopo che la Commissione europea ha dato il via libera per silenzio-assenso alla proposta irlandese. Si tratta infatti di una norma distorsiva del commercio che è il risultato di un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già 4100 anni prima di Cristo.  

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