Una superlega in acciaio «lancia» la Franchini di Mairano nello Spazio con Musk e Bezos

Paola Gregorio
L’azienda bresciana ha fornito dei particolari tubi per gli impianti idraulici delle navicelle di Space X e Blue Origin
Un maxi pezzo da 108 tonnellate lavorato dalla Franchini © www.giornaledibrescia.it
Un maxi pezzo da 108 tonnellate lavorato dalla Franchini © www.giornaledibrescia.it
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L’acciaio della Franchini, tra le principali aziende produttrici di forgiati, sulle navicelle spaziali Space X di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos. I due razzi sono stati lanciati, prima del Covid, da una base missilistica in Texas, per portare in orbita un satellite.

L’azienda guidata da Giampietro Franchini ha fornito i tubi d’acciaio per gli impianti idraulici, in quella parte di vettore che si stacca dopo il lancio. La commessa è arrivata tramite la divisione olandese di una multinazionale tedesca. «Non è che ho parlato al telefono con Elon Musk - scherza Giampietro Franchini mentre passeggiamo tra i capannoni della sua azienda - . Ma i tecnici americani, italiani e olandesi sono rimasti da noi per un anno, presidiando ogni tappa del processo, fino alla consegna dei pezzi e osservando attentamente i disegni».

Il punto

Quei tubi montati sulla navicella erano costruiti con una superlega. «Sono leghe ad alte prestazioni, che devono resistere a temperature estreme, grande pressione, deformazioni», spiega Ettore Anelli, coordinatore del Centro ricerca e sviluppo di Franchini Acciai, che ha tenuto nel centro congressi dell’azienda, La Casina, un corso di formazione per tecnici, ingegneri, ricercatori. Prima c’erano stati giorni in aula a Brescia e Milano, anche con docenti del Politecnico milanese, tutto parte di un corso itinerante promosso dall’Associazione italiana metallurgia con Franchini Acciai e Belleli Energy dedicato proprio alle leghe speciali: colata, produzione, con sistemi avanzati, macchine per la forgiatura, trattamento termico, controlli.

Anelli di queste cose ne sa parecchio, lavora da quarant’anni nel settore. Franchini lo definisce «uno scienziato, sta ore sui libri». Superleghe che finiscono nei sottomarini nucleari, sulle navi, a bordo delle navette spaziali, negli impianti oil & gas, per l’energia verde e il petrolchimico. Tutti settori per i quali Franchini Acciai lavora da tempo.

Le applicazioni

«Dieci anni fa è arrivato l’aerospaziale», spiega il presidente Franchini mentre ci mostra il processo di uscita dal forno di un gigantesco contenitore di metallo, da 108 tonnellate. È uno del contenitori per scorie di uranio che Franchini sta realizzando: all’esterno dei capannoni è adagiato un esemplare semilavorato, nella sala controlli, dove regna un religioso silenzio, un altro. Operai e ingegneri lavorano con la precisione di un chirurgo con il bisturi, non devono essere disturbati. Chiediamo quale sarà la destinazione, ma è top secret, come per ogni commessa delicata. «Il contenitore dovrà durare 250 anni - precisa -. Dobbiamo fare controlli complicatissimi. Ogni venti centimetri viene fatto un prelievo per controllare il carbonio. Quasi un’ecografia. Pensi, se a tutti noi facessero un’ecografia troverebbero quasi sicuramente qualche problema, mentre questi contenitori devono essere perfetti».

L’acciaio di Franchini è finito anche su un sommergibile nucleare, ma pure in questo caso non si possono dare dettagli. «Ci sono protocolli rigidissimi. I controllori vengono controllati a loro volta», dice Franchini, con il tono saggio dell’uomo che nella Bassa non è nato ma lì vive da tempo, nelle campagne di Mairano. Ama la pianura e la sua azienda. Ci congeda con una stretta di mano. E torna alla sua creatura.  

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