Timken: «Chiusura decisa». I lavoratori: «Aprire il dialogo»

«La decisione di chiudere è irrevocabile», dicono i vertici della Timken. «Si torni indietro e si apra il confronto», ribattono i sindacati e le istituzioni bresciane. «Siamo pronti ad aprire un tavolo», aggiunge il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
È un dialogo fra sordi, almeno per ora, la vertenza che riguarda la fabbrica di Villa Carcina. Lunedì la multinazionale americana, senza preavviso, aveva dato il benservito ai suoi 106 dipendenti, offrendo un anno di cassa integrazione per cessata attività. Il sindacato chiede, quanto meno, il ricorso agli ammortizzatori sociali ordinari, trenta mesi di contratto di solidarietà. Ieri pomeriggio, in municipio a Villa Carcina, c’è stato un incontro a distanza.
Da una parte i vertici dell’azienda (collegati via web), dall’altra il segretario della Fiom Antonio Ghirardi, i rappresentanti sindacali, il sindaco di Villa Carcina Moris Cadei, il delegato per la Provincia Andrea Ratti, il presidente della Comunità montana Massimo Ottelli, il parroco del paese don Cesare. Un confronto franco, ma civile.I responsabili della Timken hanno ribadito la volontà di chiudere perché la fabbrica triumplina non sarebbe più competetiva. «Una condizione strutturale e non contingente», hanno detto. La promessa è di «lavorare per limitare l’impatto negativo della decisione sul personale, favorendo il ricollocamento nelle altre aziende del gruppo». Tuttavia, non sono stati forniti altri dettagli sul dove e sul come. L’azienda si è anche scusata per il metodo sbrigativo con cui i dipendenti sono stati informati della chiusura.
Inaccettabile. Modalità inaccettabile, hanno sottolineato i lavoratori e i rappresentanti delle istituzioni. «Non sono state rispettate le persone», il giudizio unanime. Tutti hanno chiesto l’apertura di una trattativa seria, senza pregiudiziali. Per altro, al momento, non è ancora stato formalizzato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo. «La Timken deve ripensarci», dice Ghirardi. «Si deve aprire un dialogo che coinvolga anche le istituzioni per arrivare al contratto di solidarietà per 30 mesi. Nel frattempo - prosegue Ghirardi - si discuta il futuro rilancio della fabbrica, affrontando il tema della competitività». I vertici della Timken si sono limitati a confermare la scelta iniziale, prendendo nota delle sollecitazioni arrivate. Anche dure. L’ex sindaco di Villa Carcina, Gianmaria Giraudini, ha parlato di «tegola inaspettata».
Ha confessato di sentire «una sensazione di tradimento» da parte di un’azienda che «stimavo per le donazioni fatte alla scuola e alla comunità». Ha ricordato quando la Timken definiva gli operai italiani e triumplini «di gran lunga i migliori». Massimo Ottelli e Andrea Ratti hanno insisitito con la Timken perché cominci un confronto, esaminando tutte le possibilità offerte dagli ammortizzatori.
Accorate. Le parole più accorate, ovviamente, sono arrivate dai rappresentanti aziendali dei lavoratori. «Siamo arrabbiati, la sofferenza e la disperazione ci sono», ha detto un operaio. «Stiamo parlando di famiglie, di coppie lasciate a casa con figli adolescenti a carico», ha aggiunto una collega: «Con questo comportamento non fate una bella figura. Non potete dire o così oppure niente. In Italia non si fa in questo modo». Ci sono le vite delle persone, «ma anche un patrimonio di competenze e di storia industriale della Valtrompia che rischia di andare disperso», sono le parole di un altro fra i presenti all’incontro. Nel cortile della fabbrica di cuscinetti per l’automotive continua il presidio. Ieri il segretario provinciale del Pd, Michele Zanardi, ha portato la solidarietà del suo partito. In una call, l’ex viceministro Pd all’Economia, Antonio Misiani, ha promesso di intervenire per una soluzione presso il Ministero dello sviluppo economico.
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