Techne compie 15 anni e prende le misure anche del futuro

Il Bresciano ha un tessuto produttivo che viene da lontano, ma ci sono anche delle felici eccezioni. Techne è una di queste. Fondata quando aveva poco più di vent’anni da Davide Peli, che nel 2008 decide di dar vita a una startup con l’appoggio di due professori dell’Ipsia di Gardone Valtrompia, l’azienda specializzata in metrologia compie oggi 15 anni.
Taratura, misurazione e testing sono il pane quotidiano di questa realtà imprenditoriale, che gode di un successo notevole nonostante sia, appunto, alla sua prima generazione. E graviti in un ambito non ancora affrontato a fondo nelle università del nostro Paese, al punto che la formazione avviene quasi completamente in azienda. Per celebrare i suoi primi 15 anni, Techne ha organizzato la tavola rotonda «Misurare le competenze per innovare», alla quale hanno preso parte anche una sessantina di studenti dell’Itis di Gardone Valtrompia.
La giornata
Lungi dall’essere una iniziativa di carattere autocelebrativo, la mattinata ha avuto piuttosto l’obiettivo di approfondire le dinamiche presenti e future delle aziende, anche e soprattutto in rapporto all’innovazione tecnologica e al coinvolgimento delle giovani generazioni. Con una virata finale rappresentata dalla lectio magistralis «Prima di parlare pensa, prima di pensare leggi» dello psichiatra, saggista e opinionista Paolo Crepet.
Per progettare il futuro «occorre partire dai giovani, che vanno stimolati a fare impresa - ha sottolineato Peli -, mentre a noi spetta scegliere la rotta da intraprendere dal punto di vista degli investimenti, intesi come i giovani da inserire in azienda». In primis è però importante che le istituzioni forniscano ai ragazzi i mezzi adeguati «e la Lombardia, in questo, è all’avanguardia» ha osservato l’assessore regionale alla Formazione, all’Istruzione e al Lavoro Simona Tironi. È però evidente che persistono delle difficoltà oggettive, collocate ben più a monte del problema: «anzitutto quelle culturali rappresentate dall’indebitamento statale e dall’evasione fiscale - ha osservato Claudio Teodori, professore di Scienze economiche e statistiche all’Università di Brescia -. Ad ogni modo la nostra città, e la Lombarda in generale, hanno una grossa possibilità di offrire posti di lavoro che, in particolare nel contesto bresciano, sono molto sensibili ai temi dell’internazionalizzazione, della digitalizzazione e della sostenibilità».
Il lavoro
Altra questione calda è il tema della retribuzione: «La gente va pagata - ha rimarcato il presidente di Confartigianato Brescia Lombardia, Eugenio Massetti -. Sembra banale dirlo, ma nel concreto è uno dei principali problemi che abbiamo insieme a quello della tassazione delle aziende in Italia». Secondo Marco Turconi, direttore della divisione Metrologia industriale della Carl Zeiss, «in gioco c’è in pari misura la responsabilità dei giovani, che devono studiare, delle istituzioni, che devono fornire i mezzi e delle aziende, che devono lavorare con le scuole».
Andrea Bariselli, ceo di Strobilo, ha rilanciato affermando che «i ragazzi sono arrabbiati, perché a più livelli non vengono adottate soluzioni che potrebbero aiutarli a creare il loro futuro». Paolo Crepet ha chiuso la mattinata con un messaggio chiaro: «Per sconfiggere nei nostri ragazzi il rischio di demenza tecnologica occorre insegnare loro che pc, tablet, cellulari, tablet e social non sono lo scopo della vita, bensì strumenti che possono indubbiamente servire e, poi, fare in modo che tornino ad avere confidenza con le cose semplici come il disegno, la lettura, lo sport per far loro scoprire in cosa sono tagliati, a cosa possono appassionarsi».
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