Superbonus e «supermalus»: i dolori dello stop e la medicina

E dunque il Superbonus non s'ha più da fare. Tranciato. Ghigliottinato in una notte. Vediamo come andrà l'incontro di oggi fra Governo, banche e imprese e vedremo più avanti cosa deciderà il Parlamento. Quel che è certo è che Eurostat (ente che certifica i conti degli Stati per conto della UE) ha detto che tutti i crediti fiscali che lo Stato ha concesso per il Superbonus vanno iscritti a disavanzo e non a debito.
Una sorta di «bomba» nei conti pubblici di cui già si sospettava ma adesso c'è la certificazione. Bisogna cambiare strada e quindi vedremo come. Naturalmente quel che è stato è stato, naturalmente c'è la garanzia che chi ha già avviato le procedure per avere diritto al credito manterrà l'agevolazione ma per il resto - il futuro - si cambia. Ripeto: vedremo come.
Certo è che nessuno può far finta, al di là ed oltre le polemiche e i rimbrotti reciproci fra maggioranza ed opposizione parlamentare, nessuno, dicevo, può fingere che 110-120 miliardi siano bruscolini, che certo c'è l'effetto volano sull'economia, che certo ci sono state perversioni (anche se meno del temuto, va detto), ma che - detta brutalmente - non è poi difficile fra crescere il Pil se butti soldi dall'elicottero. Il tema è il dopo: chi paga assodato che, come noto, nessun pasto è gratis? Naturalmente il tutto va inquadrato dentro il più ampio progetto di messa in sicurezza energetica delle abitazioni, ma possiamo pensare - ragionevolmente - che 30 e passa milioni di case possano essere ristrutturate gratuitamente?
In realtà, non è che si cancella il Superbonus. In realtà si interviene sulla cessione del credito che di fatto è stato il propellente del Superbonus. Se uno vuole ristrutturare casa lo può fare mantenendo la sola agevolazione fiscale e quindi la detraibilità dalle tasse. Ma si obietta: d'accordo, però con la detraibilità su cinque anni di fatto solo chi ha un alto reddito avrebbe la sua convenienza (fermo restando, ovviamente, che il credito in fattura in genere è preferito).
Se spendi 60-70 mila euro per ristrutturare, per avere una qualche convenienza devi avere una capienza fiscale (e quindi tasse pagate) sostenuta per poter rientrare dell'investimento (per lo meno la gran parte) in cinque anni.
E gli altri, quelli che prendono metti anche due mila euro al mese che fanno? Ragiono da inesperto ma io credo che questa potrà essere una delle strade possibili: allungare a dieci anni la possibilità di detrarre dalle tasse quanto speso (e quindi ampliare la platea dei possibili beneficiari e far calare la pressione sul disavanzo pubblico) attivando contemporaneamente un fondo bancario a interessi zero o quasi per chi volesse ristrutturare.
Lo so, ci sono decine di possibili obiezioni a questa idea che certamente non è agevolativa come il Superbonus attuale. Ma mi parrebbe una delle strade possibili per continuare a fare investimenti sulle abitazioni private salvaguardando un po' i conti pubblici, tenendo aperti un po' di cantieri e allargando un po', come detto, la platea dei possibili beneficiari. Sarebbe una legge «un po' e un po'» ma da inesperto non vedo grandi alternative. Ma certamente mi sbaglio.
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