Economia

SunCubes fa correre l'elettricità senza fili e punta allo Spazio

La start up fondata dal bresciano Alberto Chiozzi ha ideato un sistema di trasmissione laser per ora testato su una distanza di 50 metri
Chiozzi, quarto da sinistra, alla premiazione con Samantha Cristoforetti - © www.giornaledibrescia.it
Chiozzi, quarto da sinistra, alla premiazione con Samantha Cristoforetti - © www.giornaledibrescia.it
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Trasferire energia elettrica senza cavi è possibile? Per Alberto Chiozzi sì: «SunCubes», la start up fondata dal 23enne bresciano prossimo alla laurea in Ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, ha ideato un sistema di trasmissione laser per ora testato su una distanza di 50 metri.

Distanza che dovrebbe raggiungere i 500 metri a giugno e... in un futuro vicino o lontano ampliarsi a tal punto da far sbarcare questa tecnologia nello Spazio. Chiozzi ci sta lavorando con gli ingegneri Federico Ognibene, Angelo Lannutti, Davide Russo e Tommaso Aresi. E intanto l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha inserito «SunCubes» nel proprio incubatore di start up (EsaBic, con sede a Milano).

Come funziona

Il sistema è «semplice» e fa leva su due dispositivi: un generatore del fascio di luce e un ricevitore, che converte la luce in energia elettrica, posto nelle vicinanze dell’oggetto da ricaricare (una videocamera, un sensore che tiene sotto controllo lo stato di salute di un ponte o di una diga).

Nel dettaglio «utilizziamo luce collimata altamente coerente - spiega il ceo Chiozzi -, che non si disperde a elevate distanze». Lasciando perdere i tecnicismi «è come se puntassimo una torcia (il generatore) su un pannello fotovoltaico (il ricevitore) trasferendo così energia. Grazie al laser siamo in grado di farlo ad alte distanze rimanendo efficienti».

Quando poi alla cella fotovoltaica, l’ingegnere puntualizza che «è molto particolare: ad oggi si utilizza solo a bordo dei satelliti e ci permette di migliorare l’efficienza di conversione». E se qualcuno dove passare nel fascio di luce? «C’è un sistema di sicurezza che lo spegne automaticamente».

Per ora la «SunCubes» ha testato il sistema (battezzato «SunCubes Lucy») con la Movyon (società del Gruppo Autostrade per l’Italia): «È andata bene, abbiamo ricaricato un sensore a una distanza di 50 metri. Ora stiamo lavorando sul prodotto finale facendo una campagna di test con altre aziende come la Leonardo, che opera nei settori della difesa e dell’aerospazio. A tal proposito se ci fossero realtà bresciane interessate ai test noi siamo disponibili».

Il «SunCubes Lucy» potrebbe trovare applicazione «su ponti, dighe, in contesti industriali, aeroporti. L’assenza di cavi potrebbe ridurre i costi e i tempi di lavoro: non servirebbe cablare, ad esempio, il ponte bloccando la viabilità». Questa potrebbe essere la partenza, ma i cinque ingegneri sognano in grande: la start up mira a «creare centrali elettriche orbitanti che diano energia a satelliti e Terra». Lì vogliono arrivare dopo aver raggiunto «obiettivi intermedi come la ricarica "statica" per sensori, videocamere ed elettronica di bassa potenza e, a seguire, la ricarica "dinamica" di piccoli droni in volo ed elettronica in movimento».

Cubi di energia

L’idea di lavorare al progetto è venuta a Chiozzi e ad altri ingegneri nel 2021 durante una sfida relativa allo spazio. «Perché non costruiamo cubi di energia?», si sono detti. Da qui il nome della start up e l’idea delle centrali orbitanti.

Poi il team si è sciolto e Chiozzi ha continuato in partnership con l’associazione studentesca del Politecnico (PoliSpace) che ha reclutato altri giovani interessati alla start up: «Ora siamo in 5 - racconta -. "SunCubes" fa parte del programma di innovazione "Switch2Product" e del club di start up di Confindustria Brescia. È stata inserita da Wired nella lista delle 10 start up da tenere d’occhio nel 2024. E si è distinta al T-TeC arrivando terza nel 2023, quando ci ha premiato Samantha Cristoforetti, e vincendo ora il Test-it award che ci permette di fare i test con Leonardo». La missione di Chiozzi, insomma, è lo Spazio: al di là di «SunCubes», il giovane sta avviando un’azienda di lancio di satelliti con altri ragazzi. Il suo nome è «Fast Aerospace» e punta ad andare veloce. E lontano.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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