Economia

Stanadyne, il 49% andrà alla New Diesel di Montichiari

Angela Dessì
A Castenedolo incontro tra le parti sociali e gli emissari del gruppo tedesco Hatz. «A una persona fisica l’altro 51%»
Le parti sociali al tavolo Stanadyne - © www.giornaledibrescia.it
Le parti sociali al tavolo Stanadyne - © www.giornaledibrescia.it
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La vertenza Stanadyne sta per giungere all’epilogo. E a un finale felice. Quello in cui, forse, quando ci si trova ad avere a che fare con una crisi aziendale di queste proporzioni, si osa sperare ma non credere fino in fondo. E invece questa volta - complice anche un grande lavoro di squadra tra politica, sindacati, organizzazioni datoriali e, naturalmente, lavoratori, che tra proteste e scioperi hanno autogestito la produzione per mesi - quell’epilogo felice pare essere a portata di mano.

La storica azienda di Castenedolo specializzata in iniettori per motori diesel (era stata messa in liquidazione il 4 dicembre scorso dal fondo statunitense Cerberus) ha un nuovo acquirente, che ieri ha avuto un incontro nella sede di via Matteotti con i vertici regionali e sindacali e il liquidatore Angelo Rodolfi.

Dal vertice è uscita la soluzione, che proprio nelle prossime settimane sarà ratificata: ad acquistare l’azienda di Castenedolo sarà una newco per il 49% di proprietà della New Diesel di Montichiari, partecipata al 100% dal gruppo tedesco Hatz e già cliente della stessa Stanadyne, e per il 51% da un altro azionista, in questo caso una «persona fisica», di cui l’identità non è stata svelata ma che pure sembra gravitare nella galassia del colosso tedesco attivo nella produzione di motori diesel e componenti per l’automotive.

Dopo la firma della proposta di acquisto, l’azienda bresciana cambierà nome e insegna (anche su questo fronte per ora le bocche restano cucite) ma conserverà tutta la sua produzione e anche tutta la forza lavoro, pari ad oggi ad una ottantina di persone, praticamente tutta considerati alcuni prepensionamenti e che alcuni di coloro che si erano adoperati per trovare soluzioni alternative sono voluti rientrare in azienda alla luce del buon esito dell’operazione.

Le reazioni

«Quello di oggi è un momento molto significativo, la testimonianza concreta che quando al centro si mette una logica di sistema si possono raggiungere grandi risultati», commenta a caldo l’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro Simona Tironi, che ha seguito passo passo tutto l’iter dalla liquidazione ad oggi e che indugia sulla concretezza del «modello Brescia», per lei «da replicare» in altre situazioni di crisi aziendale. «Non solo siamo riusciti a garantire la continuità delle produzioni, delle spedizioni e dell’occupazione ma anche ad inserirla in una logica di filiera», rincara l’esponente di Palazzo Lombardia che assicura l’impegno regionale anche nel supportare il rilancio aziendale con misure ad hoc, da quelle formative a quelle più recenti studiate proprio per le filiere.

«Oggi non è la fine della crisi Stanadyne ma un nuovo inizio per i lavoratori Stanadyne», le fa eco Barbara Basile della Fiom Cgil che come il segretario provinciale Antonio Ghirardi definisce il risultato della trattativa «la migliore soluzione possibile» e sottolinea l’importanza di «essere usciti dalla logica speculativa di un fondo per rientrare in quella industriale di una realtà che conosce il settore».

Soddisfatti anche il liquidatore Rodolfi, il direttore di stabilimento Terzi ed il sindaco di Castenedolo Pierluigi Bianchini, mentre Chiara Bartolomini, delegata di Confindustria alle relazioni industriali, conferma: «Grazie alla sinergia tra tutti gli attori abbiamo trovato la soluzione migliore per il sistema produttivo e occupazionale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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