Economia

Salario minimo a 9 euro l’ora: 50mila bresciani sotto la soglia

Infiamma la discussione tra governo e opposizioni In provincia in media 11,7 euro ai privati, 15,3 ai pubblici
Un rider sfreccia per le strade del centro  - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Un rider sfreccia per le strade del centro - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Nove euro lordi all’ora come paga minima. Sono tanti? Sono pochi? Dipende ovviamente dai punti di vista, di certo ci sono circa 50mila lavoratori bresciani (circa il 10% del totale) che quella cifra se la sognano, non arrivando in molti (troppi) casi neppure alla metà. E qui stiamo parlando, ovviamente, soltanto di chi è regolarmente contrattualizzato, il mondo del lavoro nero è una selva drammaticamente senza regole. Il tema del salario minimo anima la discussione da molti anni, in questi giorni infiamma la discussione parlamentare dopo la proposta delle minoranze al Governo di mettere mano al tema. Per fare due esempi, in Francia è 11,27 euro in Germania è fissato a 12 euro. In Italia, appunto, il confronto è aperto.

I dati

Sono circa 454mila i lavoratori bresciani, di questi oltre 400mila operano nel privato, la retribuzione media è 11,7 euro lordi all’ora; nel pubblico è 15,3 euro. Circa il 10% ha una paga inferiore a 9 euro lordi l’ora. Le statistiche dell’Inps dicono che nel nostro Paese sono circa 4,6 milioni i lavoratori che non arrivano a guadagnare 9 euro lordi l’ora. I picchi più bassi sono nei lavori domestici e in agricoltura.

Sul salario minimo i sindacati sono divisi: per la Cgil è un fondamentale passo avanti, diversa la posizione della Cisl che lo vede invece come un limite alla contrattazione. Confindustria è favorevole, precisando che tutti i contratti discussi con i sindacati hanno una paga oraria superiore a 9 euro. Il salario annuo medio è aumentato, dal 1990 a oggi, solo dello 0,3% in Italia.

La posizione degli imprenditori trova conferma anche a Brescia. «La questione non ci tocca direttamente visto che i nostri operatori rientrano tutti sotto l’ombrello dei contratti nazionali del lavoro, senza tenere conto del grande valore portato dalla contrattazione di secondo livello - afferma Roberto Zini, vicepresidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare -. A fronte di ciò però non troviamo nulla di sbagliato nell’istituire una soglia minima per quei lavoratori che lo necessitano».

Semmai secondo Zini il problema si cela «nel controllo del rispetto di questo salario». Ma il vicepresidente dell’organizzazione datoriale bresciana si spinge anche oltre e invoca «una maggiore attenzione sul tema della rappresentanza. Tra gli oltre 900 contratti nazionali depositati al Cnel ce ne sono tantissimi che sono al ribasso, sottoscritti da realtà molto piccole». Da Zini perciò arriva l’appello per una «regolamentazione organica e razionale dello strumento dei contratti».

A proposito di contratti nazionali. Prendiamo ad esempio una categoria di cui moltissimo si è parlato negli ultimi anni, e che recentemente ha visto (finalmente) applicato il Contratto collettivo nazionale. Ai rider con bici di livello I viene applicato il Ccnl della logistica, trasporto merci e spedizione che prevede un trattamento di 11,20 euro all’ora.

I rischi

Nel caso fosse introdotto per legge il salario minimo a 9 euro lordi all’ora, secondo la Cgia potrebbe esserci il serio pericolo di veder aumentare nel Paese il lavoro irregolare, in particolare nei settori dove attualmente i minimi tabellari sono molto inferiori alla soglia proposta dal disegno di legge presentato nei giorni scorsi alla Camera. Stiamo parlando dell’agricoltura, del lavoro domestico e di alcuni comparti presenti nei servizi. Nonostante questo, la Cgia è comunque favorevole all’introduzione di un salario minimo orario di 9 euro lordi.


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