Economia

Quasi una Pmi su due utilizza gli impianti a un massimo del 70%

Rallenta la produzione nel terzo trimestre e si riducono le vendite nel Bresciano. Confapi: «Siamo comunque pronti a raccogliere nuove sfide»
Operai specializzati al lavoro sui macchinari di un'azienda (foto simbolica)
Operai specializzati al lavoro sui macchinari di un'azienda (foto simbolica)
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Rallenta la produzione, si ridimensionano i volumi delle vendite e si riducono gli ordini. Nel terzo trimestre dell’anno le Pmi bresciane riscontrano un peggioramento del quadro economico in cui operano. «Il trend del terzo trimestre consolida una tendenza già evidenziata nei mesi scorsi - afferma il presidente di Confapi Brescia Pierluigi Cordua -. Il quadro è quanto mai incerto, da un lato a causa di una instabilità geopolitica che permane e anzi si aggrava, dall'altro per le politiche dei tassi d’interesse elevati delle banche centrali che forse hanno raggiunto il picco, ma resta l'incognita sulla loro durata e il mantenimento dei livelli attuali».

Il terzo trimestre 2023 conferma insomma una tendenza al rallentamento per il sistema delle Pmi bresciane. Secondo l'ultima indagine congiunturale realizzata dal Centro Studi Confapi Brescia, si rileva che «nonostante il terzo trimestre dell’anno risulti tradizionalmente rallentato dalla pausa estiva, dai dati raccolti si delinea una situazione che ripropone i trend del secondo trimestre». L’analisi dei dati congiunturali analizza un campione di cento piccole e medie imprese associate a Confapi Brescia, in prevalenza metalmeccaniche, occupanti tra i 10 e i 49 dipendenti e con un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro.

I numeri

L'indagine osserva l’ampliamento dello scarto tra imprese che crescono e quelle che rallentano. Da un lato il 48% delle imprese registra fatturati in calo, il 45% una riduzione della produzione e il 51% ordini in contrazione. Dall'altro, in positivo, il 35% delle imprese segnala fatturati in crescita, il 40% aumenta la produzione e il 28% gli ordini. Da sottolineare in particolare il peggioramento degli indicatori nel mercato italiano dall’inizio dell’anno: «Crescono infatti ogni trimestre i casi di contrazione di ordini e fatturato - si legge nel rapporto di Confapi Brescia -, calano in corrispondenza le frequenze di associati che rilevano una crescita congiunturale».

Gli altri indicatori congiunturali sono in maggiore equilibrio. I costi della produzione, tema di forte preoccupazione nei mesi passati, tornano progressivamente a una situazione più ordinaria, ricalcando una tendenza in atto oramai già dall’inizio dell’anno. E, anche nei casi in aumento (un terzo dei casi circa), la variazione è comunque contenuta. Nel dettaglio, per quanto concerne i costi dell’energia, il 70% delle imprese osserva prezzi stabili o in calo. Stesso andamento rilevato per il 71% degli intervistati in tema di quotazioni delle materie prime. Positivo o stabile anche lo scenario degli investimenti e dell’occupazione.

Le sofferenze

L’indagine registra una crescita delle Pmi in condizioni meno solide. «Le imprese fragili - si legge nello studio -, ovvero che lavorano con un tasso di utilizzo pari o inferiore al 70% (è la soglia convenzionalmente utilizzata per distinguere realtà in difficoltà da quelle non in situazioni di allarme), sono poco meno della metà del totale delle Pmi intervistate: 46 industrie su 100 si trovano nel terzo trimestre a lavorare con impianti sotto la soglia». Al contrario, il 31% delle imprese lavora con impianti all'85% o più della capacità, nella metà dei casi avvicinandosi al 100%.

«Nel complesso - chiude Cordua - il sistema bresciano si conferma comunque solido e in grado di affrontare le prossime sfide, reduce da un 2022 che, per molti settori, è stato da record e ha portato molte nostre aziende a una buona patrimonializzazione». 

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