Economia

Primo trimestre: su fatturato e ordini per le pmi bresciane

L’indagine di Apindustria su 100 realtà associate: cresce la preoccupazione per il futuro, cala l’export
IL PRIMO TRIMESTRE DELLE PMI
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Nei giorni scorsi la doccia gelata del Fondo monetario internazionale che ha tagliato dell’1,5% le stime di crescita del nostro Paese (dal 3,2% al 2,3%). Ieri dal entro Studi Apindustria Confapi Brescia è arrivato un dato per certi versi rassicurante: l’economia bresciana regge l’urto della crisi e la fiammata dei prezzi acuita dal conflitto russo-ucraino.

Nel primo trimestre 2022 la maggioranza delle piccole e medie aziende bresciane ha continuato il trend positivo che aveva caratterizzato il 2021, crescendo in termini di fatturato, ordinativi e produzione. Buoni segnali arrivano anche dall’occupazione, mentre i costi di produzione restano l’elemento più critico.

I numeri

L’indagine dell’associazione di via Lippi è stata realizzata analizzando un campione di cento imprese associate, in prevalenza metalmeccaniche.

Nel dettaglio, il fatturato cresce per il 63% delle intervistate, la produzione per il 61% e gli ordini per il 56%. Mentre l’occupazione è in crescita: un’impresa su quattro ha dceciso di rafforzare l’organico, mentre per il 71% è stabile. «I dati confermano la tenuta del nostro sistema produttivo - commenta Pierluigi Cordua, presidente di Apindustria Confapi Brescia -, anche se va fatto un distinguo tra le imprese che, per produzioni e mercati, stanno segnando buoni risultati, e altre che, magari perché in produzioni ad alto consumo di energia, sono in sofferenza». Parola d’ordine: efficienza.

Resta la preoccupazione per il futuro, soprattutto dopo le stime di crescita del Paese non rosee. «Spaventa l’aumento dell’inflazione associato al calo della domanda - chiosa Cordua -. L’auspicio è che le nostre imprese facciano il possibile per cogliere tutte le opportunità che possono arrivare dalla finanza agevolata o dal Pnrr per dare efficienza ai sistemi produttivi. Le grandi sfide della sostenibilità e della digitalizzazione possono essere una grande occasione per rinnovarsi, pur in una situazione in divenire assai complessa».

I nodi

La fonte di maggiore preoccupazione per le imprese è rappresentato dall’incredibile rialzo dei prezzi di materie prime ed energia. Per oltre il 90% degli intervistati, i prezzi di entrambe le componenti di costo sono cresciuti, per 8 su 10 in modo «marcato».

Più di 8 imprese su 10 hanno dovuto rivedere al rialzo i propri tariffari. Tali incrementi però, non riflettono appieno le variazioni subite dall’aumento dei costi. Questo comporta - spiega l’analisi del Centro Studi - a fronte di un aumento dei fatturati e dei prezzi di vendita, una significativa riduzione dei margini.

Mercati esteri

A livello geografico, nel primo trimestre si rileva un leggero peggioramento delle relazioni con i mercati esteri, soprattutto al di fuori della Comunità Europea. L’Italia - segnala l’analisi Apindustria - è il mercato in maggiore espansione, con 6 imprese su 10 che incrementano fatturati e ordinativi. C’è, però, poco meno di un’impresa su 5 (il 18%) che registra difficoltà e contrazioni di mercato. La guerra in Ucraina, pur non avendo ancora ricadute sui conti del trimestre, resta una delle maggiori fonti di preoccupazione, sia per gli effetti sul fronte costi sia per i timori di arretramento del Pil. Infine gli investimenti, per due imprese su tre sono invariati.

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