Economia

Prezzo del latte oltre 48 centesimi ma margini in calo

Barbieri (Confagricoltura): «I costi delle aziende agricole (mais, soia ed energia) sono raddoppiati»
Il vicepresidente di Confagricoltura Luigi Barbieri - © www.giornaledibrescia.it
Il vicepresidente di Confagricoltura Luigi Barbieri - © www.giornaledibrescia.it
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Il prezzo del latte è in continuo aumento: oggi i più grossi operatori del mercato, tra cui in primis Granarolo, stanno offrendo agli allevatori 48 centesimi. E le previsioni sono di una corsa all'insù che non si arresterà nel giro di breve, puntando a sfondare presto i 50 centesimi e proseguendo oltre, verso quota 60.

La tensione, nei mesi scorsi, è stata palpabile, con i player industriali che si sono via via adeguati su questi valori (anche la Galbani, che ha opposto più resistenze, a giugno pagherà 48,1 centesimi). Costi in crescita.

Se oggi i prezzi del latte sono alti, così come quelli della polvere e del burro, per le stalle bresciane, che nelle seconda parte dello scorso anno si erano battute per ottenere un significativo aumento, non si tratta di una notizia del tutto positiva. Perché dalla fine del 2021 sono esplosi i costi di produzione, che hanno di fatto azzerato i margini delle imprese. La situazione è risaputa: le materie prime sono alle stelle, compresi mais e soia, e poi l'energia elettrica, il carburante, gli imballaggi e i ricambi, le manutenzioni, i componenti, i detersivi e i fertilizzati, i noleggi e, da ultimo, anche le uscite dei veterinari.

«Insomma - commenta Luigi Barbieri, vicepresidente di Confagricoltura Brescia e allevatore di Seniga - tutto quanto gira intorno all'azienda agricola è almeno raddoppiato. Per questo l'aumento del prezzo del latte degli ultimi mesi non è riuscito a coprire i costi di produzione. La situazione, per noi agricoltori, è davvero delicata ed è continuamente in divenire, va tenuta monitorata.

L'impressione è che i prezzi rimarranno alti ancora per un bel po’, il valore del latte dovrà salire ancora». I timori degli operatori, oggi, sono per una possibile contrazione del prodotto, ovvero che il latte possa iniziare a scarseggiare. A livello europeo, tra Francia, Germania e Olanda, il trend di diminuzione è consolidato e da diversi mesi si produce meno latte. Mentre in Italia, dove c'è stata una crescita sostenuta sino a poche settimane fa, si sta assistendo a frenata della spinta produttiva, che potrebbe diventare duratura. Anche in questo caso le motivazioni vanno ricercate nell'aumento dei costi di produzione.

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