Economia

Perché la mancanza di chip ritarda le consegne delle auto nuove

Abbiamo chiesto ai concessionari bresciani di spiegarci il fenomeno: «I tempi di attesa? Fino a un anno»
Un chip
Un chip
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Mancano i chip. E in queste settimane, quando si parla di ritardo nei tempi di consegna di un’auto nuova, la parola d’ordine è «fuori controllo». Perché la questione non è semplice quando si hanno davanti tempi di risposta a un ordine che possono anche arrivare a un anno tra la firma del contratto e la consegna della macchina. E la questione non interessa solamente chi sperava di andare in ferie con l’auto nuova: il problema pesa anche sul mercato dell’usato, grava sui costi fissi delle concessionarie, incide sui leasing scaduti, condiziona l’attività del magazzino perché molti ricambi non arrivano e, soprattutto, su quegli automobilisti che, usando l’auto per ragioni di lavoro non possono farne a meno, affrontando alti chilometraggi quotidiani e confrontandosi quindi con maggiori probabilità di guasti o sinistri.

I problemi

Due i fattori scatenanti questo grande caos che riporta alla mente (ma allora le ragioni dei ritardi nelle consegne erano altre) gli anni Settanta con le stagioni delle grandi vertenze sindacali italiane dei meccanici. Oggi da un lato c’è la speculazione in atto sulle materie prime, che porta i costruttori a muoversi prudentemente sui mercati, e dall’altro il chip shortage, ovvero la scarsità sul mercato di semiconduttori, dovuta al confronto commerciale tra Usa e Cina (ma solo per i semiconduttori di usi più avanzati), ma che interessa anche i chip più semplici, quelli per le automobili, per l’elettronica di consumo e per un numero potenzialmente infinito di oggetti d'uso quotidiano. Molti dei chip che dovrebbero arrivare all’industria automobilistica per ragioni diverse restano nei paesi di produzione con conseguente, come disse una volta Niki Lauda, «crande kasino», perché le nostre auto sono piene di chip ed al posto del pulsante per alzare o abbassare i cristalli la manovella non si può più mettere. Quindi bisogna aspettare. Quanto?

Le testimonianze bresciane

L’abbiamo chiesto ad alcuni concessionari bresciani, che complessivamente vantano un portafoglio ordini di migliaia di veicoli. «Questa situazione si trascina ormai da tempo - ammette il direttore generale della Saottini Auto (marchi Volkswagen, Audi, Porsche, Skoda, Seat e Cupra), Alessandro Bettinoni -. I tempi medi di attesa per la consegna di un’auto sono diventati di cinque/sei mesi, con punte fino a un anno. Il cliente però cerca con più frequenza auto in pronta consegne e un optional in più o in meno può fare la differenza nei tempi di consegna». La Victoria Nissan di via Valcamonica solitamente presentava uno stock di auto «a terra» tra 150-170 mezzi. «Oggi invece raggiungiamo una media di 30 veicoli» ammette la titolare Monia Mattei. «Peccato - aggiunge - perché il mercato potrebbe essere molto più vivace se ci fossero le condizioni».

Francesco Bonera, presidente dell’omonimo gruppo multi marca (Mercedes, BMW, Motorrad,Toyota e Smart) spiega: «Ormai quello che era nell’aria si tocca con mano: nel secondo semestre dell’anno il nostro gruppo ha un portafoglio ordini particolarmente buono, ma i tempi di consegna si sono allungati con una generalizzazione dei ritardi. Per esigenze particolari dei clienti siamo comunque in grado di far fronte ai problemi». Lo stesso discorso vale anche per Agricar, la concessionaria Mercedes-Benz di San Zeno: «Nonostante un ottimo portafoglio ordini - non nasconde il presidente Giorgio Marra - oggi scontiamo ritardi di consegna inevitabilmente dovuti alla mancanza di semiconduttori. Auspichiamo che la situazione migliori entro l’anno per contenere innanzitutto la delusione del cliente e quindi raggiungere gli obiettivi prefissati». Per il gruppo Bossoni (un ventaglio di marchi che va da Fca a Volvo, da Mercedes con Agricar a Peugeot, da Alfa Romeo a Lancia) parla l’amministratore delegato Mauro Bossoni: «I primi sei mesi dell’anno sono andati bene; ora ci sono gli ordini ma ci sono modelli che per essere consegnati possono richiedere anche alcuni mesi. In questo momento c’è poco stock e i problemi di approvvigionamento dei costruttori ricadono sul lavoro dei concessionari». Domanda: se un cliente vi chiede un’auto subito cosa avete da offrire? «Alcune Q5, Q3, Audi A 3 ibride: insufficienti per un sistema d’impresa al quale il mercato domanda continuità» e - aggiungiamo noi - al quale spesso non è semplice far capire le cause dei ritardi, anche se poi non rimane che farsene una ragione.

Per il gruppo Carmeli (concessionaria Renault e Dacia) di Coccaglio parla il responsabile commerciale Massimo Brunelli, che conferma «la criticità del momento: e le difficoltà sono più alte, più elevate sono le richieste di apparecchiature per la connessione allungando così i tempi di consegna che possono arrivare anche a novanta giorni. Dobbiamo consegnare poco meno di 400 macchine a clienti che le hanno ordinate». Più ottimisti i fratelli Ivo e Andreas Barchetti dell’omonimo gruppo di concessionarie con base a Bolzano e una ventina di autosaloni sparsi nel Nord Est del Paese, Brescia compresa. «Per quanto riguarda i marchi Hyundai e Toyota la situazione è sotto controllo - evidenziano dal quartier generale -, mentre restano i ritardi per le vetture che rientrano nell’orbita del gruppo Stellantis». Il periodo più difficile per Graziella Fioletti (Ford) è stato tra maggio e giugno «oggi invece pare che il fenomeno stia rientrando - racconta l’imprenditrice -. A settembre consegneremo auto in scadenza a giugno/luglio. Nel frattempo stiamo riscuotendo grandissime soddisfazioni nel comparto dei veicoli commerciali».

I problemi di approvvigionamento delle auto genereranno una serie di effetti a catena, come ad esempio il ritardo nel lancio di nuovi modelli. «In via generale - riconosce Massimo Capretti di Autobase (marchi Hyundai, Mazda, SsangYong) - non stiamo soffrendo, se no su i modelli più nuovi. Restano però delle difficoltà nel reperimento di alcuni pezzi di ricambio di officina: se fare fatturato resta un problema (nonostante una crescita delle vendite nel primo semestre), la soddisfazione del cliente lo è sempre di più».

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