Economia

Per meccanica e metallurgia si chiude un 2023 col segno meno

Camillo Facchini
Pasotti: «C’è stato un calo importante dei volumi». Marinoni Martin: «Export: motore in forte difficoltà»
Il rallentamento dell'economia tedesca condiziona anche la produzione nel Bresciano
Il rallentamento dell'economia tedesca condiziona anche la produzione nel Bresciano
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La Germania, primo mercato dell’export bresciano, è da mesi il malato d’Europa; nel mondo ci sono sessanta guerre più o meno grandi; il mercato dell’energia è instabile come il mercurio; la transizione energetica frena il mercato dell’auto; le importazioni dalla Cina bastonano tutti; costo dei noli impazzito per chi non attraversa più Suez. Insomma, ce n’é abbastanza per comprendere la prudenza dei mercati ed il riflesso che questa prudenza ha sui ricavi dell’industria meccanica e metallurgica bresciana, i cui risultati 2023 sono brutti.

L’andamento medio dell’anno è stato, per il comparto punto di forza del sistema-Brescia, complessivamente stagnante per le imprese meccaniche (-0,2%), mentre per quelle metallurgiche la flessione è stata ancor più pesante (-1,8%).

Cassa integrazione

Il fragile andamento della produzione 2023 ha così contribuito alla crescita del ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese metalmeccaniche bresciane: le ore autorizzate fra gennaio e dicembre del 2023 sono cresciute del 47% rispetto al 2022, passando da 9,4 milioni a 13,9 milioni.

In particolare, la cig ordinaria è cresciuta del 73% (da 5,9 a 10,3 milioni di ore), mentre per quella straordinaria l’aumento è risultato più contenuto (+2%, da 3,5 a 3,6 milioni di ore). Il confronto con il 2019 evidenzia invece una crescita del 159% (sintesi di un +278% della cassa ordinaria e di un +35% di quella straordinaria). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è così possibile stimare che nell’ultimo anno le Ula (unità di lavoro annue) potenzialmente coinvolte nella Cig siano state circa 2.100, contro le 1.300 del 2022 e le 1.200 del 2019. Numeri che, per gli effetti che portano con sé, non sono mai specchio di un buon momento dell’economia.

Sotto la lente

Dall’indagine di Confindustria Brescia sul panel di associati meccanico/metallurgici emerge così che, nel 4° trimestre del 2023, l’andamento negativo è stato più evidente rispetto al periodo precedente: nello specifico la meccanica ha segnato una flessione del 4,3% rispetto all’analogo periodo del 2022, mentre per la metallurgia contrazione relativamente più contenuta (-4,1%).

Da ottobre a dicembre 2023, la domanda insufficiente è stata indicata come principale fattore che limita la produzione: tale elemento di criticità è stato denunciato dal 41% delle aziende meccaniche e dal 45% di quelle metallurgiche, numeri che non si rilevavano dal 2020, da quando il sistema economico locale stava affrontando le inedite criticità derivanti dal Covid-19.

Le reazioni

Gabriella Pasotti, presidente del settore meccanica e meccatronica di Confindustria Brescia, rileva come «l’anno 2023 chiude con un rallentamento. Il nostro comparto, in particolare, ha segnato un calo di volumi importante, dovuto alle tensioni geopolitiche, a un generale calo della competitività e al rallentamento dell’export, con una conseguente e importante riduzione dei margini. Ci addentriamo ora in un 2024 segnato dall’incertezza, con una bassa visibilità dei portafogli e un contesto generalmente molto eterogeneo tra le varie aziende, con significative differenze tra le medio-piccole e le grandi».

Giovanni Marinoni Martin, presidente del settore metallurgia-siderurgia aggiunge: «la flessione dei fatturati a fine 2023 delle imprese metallurgiche bresciane è dovuta in parte al lento calo delle materie prime, ma soprattutto al rallentamento della locomotiva tedesca. Il motore dell’export europeo sta trovando grandi difficoltà, causate dal rallentamento delle esportazioni verso il Far East, ma soprattutto dalle grandi esportazioni dalla Cina verso l’Europa soprattutto di automobili. Purtroppo, il commercio di componenti ed automobili con il paese del dragone, che prima era un’opportunità, ora si sta rilevando una terribile minaccia. È sempre più urgente che l’Europa prenda coscienza della disparità di costi di produzione tra l’Europa e l’Asia, a causa delle restrizioni ambientali e sociali imposte nel vecchio continente ed innalzi barriere a difesa dell’industria europea. Diversamente ci troveremo in una situazione di desertificazione industriale del continente».

Le difficoltà incontrate nel 2023 dal settore metalmeccanico hanno riguardato anche gli scambi con l’estero: le esportazioni, attestatesi a 15.784 milioni, hanno registrato una contrazione dell’8,2% sul 2022, con u andamento appesantito, in particolare, dalla caduta del comparto della metallurgia (-20,8%). 

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