Pensioni, i sindacati bresciani: «Le soluzioni tampone non bastano»

L’aumento dell’aspettativa di vita, secondo la legge che regolamenta questo meccanismo, porta al conseguente aumento dell’età pensionabile. Qualche mese fa l’Istat ha calcolato un altro aumento per l’aspettativa (e le speranze) di vita degli italiani, che oggi sarebbe di 83,4 anni, che porterà automaticamente tra due anni a un allungamento della corsa verso l’uscita dal lavoro, calcolato in tre mesi in più.
Secondo le ultime indiscrezioni, il governo starebbe lavorando a un «congelamento» di questo aumento, ma non per tutti. L’ipotesi principale prevederebbe la sospensione dell’aumento dei fatidici tre mesi solo per chi nel 2027 avrà già compiuto 64 anni e non per gli altri lavoratori, anche se avranno già raggiunto il tetto dei 42 anni e dieci mesi di contributi versati. A non beneficiare dello stop all’allungamento della carriera lavorativa sarebbero in molti, visto che secondo le prime stime il costo di tale misura scenderebbe da un miliardo a 300 milioni di euro l’anno.
Le reazioni

Queste prime ipotesi hanno trovato subito a Brescia la ferma contrarietà delle confederazioni sindacali di Cgil Cisl e Uil, convinte a una sola voce che «il capitolo pensioni abbia bisogno di una riforma ampia e intelligente, e non di soluzioni tampone, temporanee, che rimandano il problema di volta in volta». Per il segretario di Uil Brescia Mario Bailo, per esempio, «Al Paese serve una riforma strutturale del welfare che parta dalle pensioni e coinvolga salari e contratti di lavoro, guardando avanti negli anni e sganciandosi dalle logiche del consenso da ottenere domani mattina. Con la precarietà del nostro sistema di lavoro è indispensabile una pensione di garanzia per i giovani, che copra i buchi contributivi dovuti alle pause tra un lavoro e l'altro. Diversamente, la fuga verso l'estero non si fermerà mai».

D’accordo sulla pensione di garanzia anche il segretario di Cisl Brescia, Alberto Pluda, secondo cui «La questione dello stop ai tre mesi è solo un palliativo che evita di affrontare i problemi reali. Oggi governare seriamente significa avere nel mirino la sostenibilità del sistema e non i tecnicismi. È necessario fare distinzioni tra lavori usuranti, lavori faticosi e lavori meno duri da sopportare, ma anche non dimenticarsi dei giovani, che rischiano pensioni da miseria».

«Una soluzione? L’eliminazione della legge che lega l’aspettativa di vita al tetto pensionistico – osserva il segretario di Cgil Brescia, Francesco Bertoli –. Fissiamo un'età, che per noi e le altre due confederazioni principali può essere di 41 anni, e da lì non ci muoviamo. Sarebbe una presa di posizione finalmente rispettosa degli italiani, utile a dare certezze a tutti e principalmente alla generazione che al lavoro ci sta entrando o è appena entrata».
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