Economia

Nuova sfida di Calze Gallo: esportare il fashion a righe

Export al centro del nuovo piano industriale: nel 2021 il fatturato sale a 19 milioni Monomarca a Fiumicino
Le calze Gallo verso l’estero - © www.giornaledibrescia.it
Le calze Gallo verso l’estero - © www.giornaledibrescia.it
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Le Calze Gallo sbarcano a Fiumicino e si preparano a «conquistare» il mondo, complice la maturità di quasi un secolo di storia. «Le cose si fanno quando si è davvero pronti per farle, ed ora iniziamo ad esserlo», tira corto il presidente e ad della spa di Desenzano del Garda, Giuseppe Colombo, per il quale è finalmente giunto il tempo, per lo storico calzificio fondato dal padre nel lontano 1927, di mettere tutti e due i piedi oltreconfine, e superare la quota del 5% di export che li ha caratterizzati sinora.

Il nuovo store

Intanto, tra vedere e non vedere, le «famigerate» calze a righe sono pronte per sedurre anche Fiumicino: a giugno, infatti, aprirà un nuovo store all’interno dell’aeroporto laziale, un’apertura che andrà ad affiancarsi a quella di dicembre scorso in via del Babbuino, nella capitale (complessivamente, i punti vendita italiani sono 32, di cui 4 negli aeroporti). La pandemia, dunque, non ha fermato la corsa del marchio, che oggi abbraccia non solo la calzetteria (che pure costituisce il core business) ma anche l’abbigliamento, gli accessori, la pelletteria e persino alcuni articoli per cani, come pettorine e collari.

I numeri

E con un fatturato che nel 2021 ha toccato i 19 milioni di euro, in crescita del 35% sul 2020. «La crescita sul 2020 ha un valore relativo perché il 2020 è stato un anno economicamente terribile per tutti, ma quello che conta è l’opportunità che ci ha dato - continua Colombo -: è nel momento in cui ci si ferma che si riesce ad avere una visione strategica, perché la vita è sempre un’evoluzione e solo quando ci si fa per così dire un esame di coscienza si comprende davvero dove si sta andando».

La filosofia

Il presidente di Calze Gallo, Giuseppe Colombo - © www.giornaledibrescia.it
Il presidente di Calze Gallo, Giuseppe Colombo - © www.giornaledibrescia.it

Del resto, fu la stessa logica, alla fine degli anni ‘90, a segnare la svolta all’interno dell’azienda, quella che trasformò la calza vista come una commodity di cui non si poteva fare a meno in un oggetto «da acquistare d’impulso - spiega Colombo - e quindi dotato di una identità talmente rivoluzionaria da diventare riconoscibile anche senza esibire il marchio». Esattamente quello che sono i prodotti Gallo oggi, considerati sinonimo di Made in Italy di qualità ma anche dotati di una identità unica e spendibile praticamente ovunque.

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Export

Ma da dove inizierà la corsa all’export? «Naturalmente non ci diamo limiti, ma senza ombra di dubbio l’intenzione è quella di partire aprendoci al mercato europeo, quello tradizionalmente più vicino al nostro, per poi spostarci su quello mediorientale, molto affine al nostro business perché crocevia di gente che viaggia, per lavoro o per turismo», dettaglia ancora Colombo che con il suo staff sta appunto lavorando alla creazione di una rete di distribuzione e di partnership ad hoc. «Per andare all’estero ad un’azienda non basta avere dei buoni prodotti, ma deve essere culturalmente pronta», conclude indugiando sull’attenta operazione di formazione portata avanti in questi ultimi due anni sui suoi dipendenti, che ad oggi sono circa 200.

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