Economia

Non si ferma il calo delle piccole imprese: in 10 anni persi quasi 4mila artigiani

Nel 2022 ricavi in crescita. Agliardi e Mattinzoli: «Le aziende sono ottimiste e investono sul futuro»
Un uomo al lavoro in azienda - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Un uomo al lavoro in azienda - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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Edili e stranieri non bastano a contrastare la continua moria delle imprese artigiane, che negli ultimi dieci anni sono passate nel bresciano da 37.598 del 2012 a 33.222 del 2022, con un calo dell’11,63%. E l’ultimo semestre 2022 non è andato meglio. Stando ai numeri registrati dall’indagine congiunturale realizzata dal Centro Studi Lino Poisa dell’Associazione Artigiani su un campione di 1500 associate, la contrazione è continuata nonostante l’incremento della filiera delle costruzioni (complici superbonus e Pnrr) e delle imprese gestite da immigrati, in crescita in tutta la Lombardia soprattutto nell’edilizia e nella nostra provincia in impennata addirittura del 25,36%.

Nonostante ciò, commenta il presidente del Centro Lino Angelo Poisa, Enrico Mattinzoli, «il quadro non è poi così drammatico, come rilevato del resto dai fatturati che sono stabili per una impresa su 2 ed in aumento per quasi il 30% del campione». Il presidente si dice «comunque ottimista».

Sguardo al futuro

Del resto, gli artigiani non hanno comunque rinunciato a «investire nel cambiamento attraverso la formazione, il digitale e la sostenibilità ecologica», precisa il presidente dell’Associazione di via Cefalonia, Bortolo Agliardi, che indugia anche sul fatto che le imprese «chiedono che il Governo attui le riforme che per anni sono rimaste sulla carta, in primis la semplificazione e l’autonomia regionale, che porteranno a maggiore meritocrazia e qualità». Il 2° semestre 2022. Entrando nel dettaglio dei numeri, il II semestre 2022 vede un aumento del fatturato per il 29% degli intervistati mentre meno il 18% dichiara una diminuzione ed il 53% stabile.

Le performance migliori si realizzano nei settori legno (+54) e idraulica (50%). Prosegue l’aumento dei costi delle materie prime (87% del campione) in particolare energia con conseguenze sul comparto alimentare, sui materiali della filiera edile e sull’autotrasporto. Solo il 34% degli interpellati dice di aver recuperato una porzione dell’aumento costi mentre il 64% ha mantenuto, o dovuto mantenere, i prezzi stabili. Per quanto concerne la manodopera, il 70% dichiara di averla mantenuta stabile, mentre cresce la difficoltà a reperire specializzati, in particolare nell’idraulico (60%).

Credito

Stabili i tempi di pagamento per quasi l’80% dei campione e si registra una riduzione delle difficoltà di accesso al credito, che passa dal 50% del I° semestre all’11 del II. Anche se, aggiunge Mattinzoli, «va registrato un aumento del credito deteriorato, che passa dal 2% del 2021 al 2,3 del 2022, con le previsioni per l’anno in corso che lo portano al 3,8%, in netta inversione di tendenza rispetto agli ultimi 10 anni». Concentrandosi sulle previsioni di produzione e fatturato, il 23% prevede una diminuzione, con punte del 36% nell’editoria e del 32% nel tessile. Nella meccanica, invece, occorre differenziare tra la subfornitura meccanica generica, che avverte una produzione in aumento per il 43% o stabile per il 29%, e quella collegata all’automotive che manifesta preoccupazione maggiori.

Infine, guardando all’indice di fiducia relativo ai primi dati del mese di gennaio (l’analisi usa il sistema posticipato), il report rileva che per il 55% delle imprese è stabile, in diminuzione per il 35% e in aumento per il 10%. 1/3 delle realtà artigiane coinvolte manifesta un calo di fiducia per il semestre in corso, con punte del 67% nell’acconciatura e del 55 nell’editoria. Da segnalare che solo il 13% del campione dice di avere in previsione un investimento nel semestre in corso.

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