Milano Expo sta per diventare un hub futuristico dell’innovazione

La Redazione Web
A dieci anni dall’Esposizione universale nasce «Mind», in cui lavoreranno, studieranno e faranno ricerca 70mila persone. L’apertura del campus della Statale è prevista nel 2027
L'Albero della Vita, simbolo di Expo 2015
L'Albero della Vita, simbolo di Expo 2015
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Dalle ceneri dell’Expo sta nascendo una cittadella dell’innovazione. Alla periferia di Milano, sui terreni in cui andò in scena l’esposizione universale del 2015, sta prendendo forma Mind, il Milano Innovation District, un hub futuristico dedicato a innovazione e ricerca. Quando sarà completato a Mind lavoreranno, studieranno e faranno ricerca 70mila persone.

Ma l’ambizione resta sempre la stessa dell’Expo, «che non è quella di sviluppare tecnica per la tecnica, ma è di avere sempre l’Uomo al centro». Parola di Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo, la società proprietaria dei terreni e primo motore del processo di rigenerazione urbana.

Una società che vede oggi la partecipazione primaria del ministero dell’Economia, con Regione Lombardia, Comune di Milano, Fondazione Fiera Milano, oltre a Città Metropolitana di Milano e Comune di Rho con quote minori.

I cantieri

Oggi sul milione di metri quadrati situati a cavallo tra Milano e Rho c’è una frenesia di cantieri. Venti gru lavorano sul sito. L’ultima cerimonia un mese fa, quando è stata posata la prima pietra di uno studentato della Statale. Alcune realtà come lo Human Technopole (il centro di ricerca nazionale sui genomi e le malattie rare), o l’ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio (da 600 posti letto), o lo SkyDeck (l’acceleratore per start-up collegato all'Università di Berkeley) sono già operative.

Stando al programma, il nuovo campus della Statale aprirà già nel 2027. Arrivare a questi risultati non è stato un percorso facile. Se l’Expo aveva lanciato Milano sulla scena globale, quando chiuse la sfida era non sprecare l’eredità di una piattaforma visitata da 21 milioni di persone. Ma mancava un’idea. E soprattutto, mancava un percorso amministrativo chiaro. Difficile convincere gli investitori. Non a caso un primo bando per la vendita dei terreni andò deserto.

«Arexpo decise così di diventare sviluppatore» spiega De Biasio. Ne nacque una partnership tra pubblico e privato che ha dato vita a un progetto ambizioso con un percorso chiaro. Nel progetto il gruppo australiano di real estate Lendlease «ha investito 3 miliardi di euro», aggiudicandosi una concessione per 99 anni. «Si decise che ci dovessero essere delle eccellenze: fare arrivare lo Human Technopole nella struttura del Palazzo Italia fu una scelta del governo Renzi. Era una scommessa».

Lo sviluppo

Oggi è una scommessa vinta: ci lavorano 400 ricercatori di 30 nazionalità, circa il 40% sono italiani "di ritorno" o stranieri». Come dire, abbiamo riportato a casa quei cervelli che se ne erano andati. Poi sono arrivati altri partner privati, aziende del calibro di Astrazeneca. Tutto grazie anche a un livello politico che ha «supportato il progetto».

Come quando «Regione Lombardia e i ministri Giorgetti, Salvini e Bernini hanno trovato l’extra budget che ha aiutato l’università Statale ad affrontare un incremento del costo del cantiere», ricorda De Biasio. Oggi la società Arexpo si avvia a cambiare nome: dal 1 luglio sarà Principia. Con l’ambizione di replicare il modello Expo-Mind fuori da Milano, per aiutare a valorizzare asset pubblici.

L’Albero della Vita, il simbolo dell’Esposizione 2015, tornerà a vivere, potenziato e valorizzato. «Non sarà solo il simbolo di Milano: sarà il simbolo dell'Italia nel Mondo», conclude De Biasio. Ma l’Expo resta sotto sotto nel dna di Mind: non a caso agli ospiti internazionali vengono oggi donate bottiglie di olio ricavato dagli ulivi rimasti dall’Esposizione Universale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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