Riportiamo a casa quel «nostro» Albero della Vita

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Due cose. 1)Domenica 25 febbraio, con mia moglie, sono stato a Calvisano a vedere la mostra sulla popolazione dell’età del rame che viveva in quella zona, di cui il nostro giornale ha dato ampio risalto. La mostra, che consiste in alcune bacheche, è intelligentemente esposta, e illustrata con dovizia di particolari che mettono il visitatore in grado di capire quello che viene esposto. Dicevo poché le bacheche, sei credo di ricordare, ma sufficienti per illustrare la vita di quelle popolazioni. Infatti troppi reperti da vedere alla fine fanno sì che non ci si ricordi più niente di quello che si è visto: ricordo ancora la nostra visita ai Musei Vaticani, dove alla fine uscivi stralunato e l’unica cosa che ricordavi, e anche male quella, era la Cappella Sistina. Qui non si corre questo rischio e, se si ha la pazienza di leggere i pannelli informativi, tutto diventa chiaro. Chiaro al punto che questa mostra la consiglio caldamente alle scuole di qualsiasi ordine e grado. Affiancati alle bacheche, l’Amministrazione comunale ha esposto dei pannelli in cui viene mostrato quello che intende realizzare all’interno del territorio comunale: in primis, come anche dal «Giornale» accennato, fognatura e acquedotto. Noi abbiamo anche avuto la fortuna di incontrare il signor Ravazzolo, credo curatore della mostra, che ci ha fugato brillantemente tutti i dubbi che potevamo avere. Inoltre, l’aver scelto la chiesa di Santa Maria della Rosa come luogo dell’esposizione, già di per sé merita una visita: se a Brescia esiste la «Cappella Sistina» della Valle Camonica, non ho tentennamenti nel dire che a Calvisano esiste la «Cappella Sistina» della Bassa. 2). Mi riferisco alla lettera del signor Giuliano Lombardi, pubblicata il 21 febbraio. Lui scrive che «Orgoglio Bresciano» (L’Albero della Vita realizzato per Expo 2015 - NdR) giace abbandonato e negletto in quel di Milano. È chiaro che ai milanesi quel capolavoro dell’ingegno bresciano ha sempre dato fastidio, per non dire altro: basti il solo fatto che hanno dovuto «pensare a lungo» prima di dare il consenso all’installazione. Allora io chiedo: perché non chiedere agli industriali bresciani di andarselo a riprendere? Sistemato nel parco a Sud del Cavalcavia Kennedy e fatto funzionare, come merita, «Orgoglio Bresciano» richiamerebbe frotte di visitatori, e non solo bresciani, ne sono sicuro. Una cosa del genere potrà essere realizzata?

// Mario Mazzei
Nuvolera

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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