Economia

Meteo, rese ai minimi e poca manodopera: scoppia il caro frutta

Valerio Pozzi
Nella nostra provincia sono 318 gli ettari dedicati a queste produzioni. In alcune località d’Italia ciliegie sopra i 20 euro al chilogrammo
Ciliegie - © www.giornaledibrescia.it
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Un «caro frutta» che trova nelle ciliegie il top visto che si è anche arrivati, in alcune località italiane, a superare i 20 euro al chilo.

Dietro la quotazione ci sono vari fattori che incidono, in particolare il meteo sfavorevole, carenza di manodopera e rese produttive ai minimi storici. Oltre al clima, un altro fattore che incide pesantemente sul prezzo finale è il costo della produzione, specialmente quello legato alla manodopera per la raccolta.

La raccolta delle ciliegie è un lavoro estremamente delicato: richiede mani esperte che sappiano cogliere i frutti senza rovinarli. In ogni caso la domanda per questi frutti «ready to use» rimane sostenuta. Nonostante ciò l’esempio ciliegia è una punta che vede, al tempo stesso, come frutta e verdura confezionata e biologica continuino a guadagnare terreno nelle preferenze di acquisto. È quanto emerge dai dati dell’ufficio Statistica di Cso Italy su fonte YouGov. Dopo un 2024 caratterizzato da una sostanziale stabilità, i primi tre mesi dell’anno in corso evidenziano dunque una inversione di tendenza.

Nel paniere

La frutta segna un +1% a volume e un +6% a valore, mentre gli ortaggi mostrano una dinamica ancora più vivace con +4% di volumi e +5% in termini di spesa. Il segmento biologico ha registrato nel trimestre una crescita del +12% a volume raggiungendo così il 10% del mercato complessivo dell’ortofrutta.

Un comparto importante anche in provincia di Brescia dove - nel 2024 secondo il report di Confagricoltura Brescia - la superficie dedicata alla produzione di frutta fresca nella provincia di Brescia resta costante rispetto all’anno precedente, con 318 ettari, che corrispondono all’8% della superficie totale della Lombardia. La produzione prevalente è costituita da kiwi, mele, pesche, cui si affiancano alcuni prodotti tipici come il Caco di Collebeato. Cosa possiamo comperare dagli scaffali dei supermercati o dai negozi specializzati se non vogliamo rivolgerci direttamente ai produttori bresciani?

Il canale della Gdo si conferma il principale punto di riferimento per l’acquisto di ortofrutta, con l’82% dei volumi, con supermercati e discount che rafforzano la loro leadership. In calo, invece, i mercati ambulanti che faticano a contrastare il cambiamento degli stili di acquisto e consumo. Nel primo trimestre il consumo medio per famiglia si è attestato su 49 chili di ortofrutta, stabile rispetto all’anno precedente ma ancora inferiore al periodo pre-pandemico. La spesa media, invece, ha raggiunto i 120 euro, con un incremento del 3%.

Per gli acquisiti quotidiani la «Borsa della spesa» di BMTI (Borsa merci telematica italiana) e Italmercati, consiglia i prodotti agroalimentare di stagione. Per quanto riguarda l’ortofrutta, il «cambio di stagione» è ormai completo con la fine dei prodotti invernali e l’arrivo delle produzioni estive. Tra la frutta, all’ingrosso, si registra un ribasso per le fragole grazie all’abbondanza di tutte le varietà nei mercati, per le quali, si conferma ottima la qualità. Restano ancora stabili a 1,30 euro/Kg i limoni. Anche il confezionato continua a guadagnare terreno: rappresenta ormai il 43% del totale acquistato, con un aumento del 6% rispetto al primo trimestre 2024.

valerio pozzi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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