Mercato del biologico da record: +194% in 10 anni

Il mercato del biologico è costantemente cresciuto nel corso degli anni, con un incremento del +194% tra il 2014 e il 2024. La fotografia del biologico in agricoltura è stata oggetto di un lavoro presentato recentemente da Nomisma che ha analizzato lo stato dell’arte e le prospettive del settore.
I prodotti per i quali il bio rappresenta la prima scelta sono, nell’ordine, frutta e verdura fresca, carne e uova, latte e derivati, alimenti per bambini, olio, pasta, riso e prodotti da forno. Lo studio di Nomisma segnala che nel nostro Paese sono 97.160 gli operatori attivi nel bio (+2,9% nel 2024 rispetto all’anno precedente) mentre è pari a 2,5 milioni di ettari la superficie agricola biologica, pari al 20,2% del totale.
Sostenibilità
Nel complesso, il consumatore italiano pone - secondo l’analisi - grande attenzione nei confronti della sostenibilità, di cui il bio è fondamentale espressione, e riconosce le garanzie superiori del bio rispetto alle altre categorie di prodotti healthy. Al contempo, ha però bisogno di maggiori informazioni per conoscere valori e caratteristiche del bio e si dimostra sempre più esigente, richiedendo altre garanzie oltre al biologico (origine italiana, pochi ingredienti non processati, con packaging sostenibile). La quota maggioritaria delle vendite in Italia è effettuata in ambito domestico, pari a circa 5,2 miliardi e il principale canale di vendita è rappresentato dalla Distribuzione Moderna, la cui incidenza è cresciuta del +5,3% nell’ultimo anno, seguita a distanza dai negozi specializzati nel biologico. Risulta in costante crescita anche il trend delle nostre esportazioni, che hanno visto un incremento del +174% negli ultimi 10 anni: nel 2024 il peso del bio sul totale dell’export in ambito food è stato pari al 5,5%, dell’8,5% nel comparto vino.
La Commissione europea intende presentare il 12 novembre la sua strategia per la bioeconomia. La strategia era stata annunciata dalla Commissione nella «Visione per il futuro dell’agricoltura» come «opportunità» per la comunità agricola e in particolare per le aree rurali, facendo leva sulla valorizzazione dei residui agricoli, il ruolo dei produttori primari e la creazione di posti di lavoro.
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