Materie prime critiche, la corsa all’indipendenza di Europa e Italia

Prima di tutto alcuni numeri: la Cina è il principale fornitore europeo per il 56% delle 34 materie prime critiche (Crm) importate, con picchi e dell’85% per le terre rare leggere e il 100% per quelle pesanti. Oltre a ciò il gap di investimenti tra Europa e Cina è enorme: 2,7 miliardi di euro a fronte di 14,7 miliardi del Dragone nel 2023.
E se si pensa che questi materiali sono fondamentali in settori come aerospazio, batterie, fotovoltaico, chimica, metalmeccanica o elettronica si capisce facilmente perché l’Unione europea abbia approvato nel marzo 2024 il Critical raw materials act.
Si tratta di un regolamento volto a ridurre la dipendenza europea nella catena di fornitura. Quattro i pilastri, con obiettivo il 2030: Il 10% del consumo annuale di ciascuna materia prima strategica (quelle che servono per decarbonizzazione, digitalizzazione e aerospazio) deve essere estratto in Europa, il 40% del consumato deve provenire dalla raffinazione nel continente, il 25% da riciclo e non più del 65% deve essere importato da un unico Paese.
La ricerca
Su questi presupposti poggia lo studio commissionato dal Gruppo Iren e realizzato da The European house Ambrosetti (Teha) Group, che prende le mosse proprio dalla forte dipendenza da Stati extra Ue. Ovviamente l’Italia rientra in pieno in questa analisi, con le materie prime critiche che contribuiscono alla formazione di 690 miliardi di euro di produzione industriale del Paese, pari al 32% del Pil. Un dato che è il risultato di un +51% del contributo delle Crm alla produzione industriale in Italia negli ultimi cinque anni.
Quattro direzioni
Secondo Iren e Teha al Belpaese servirebbero 1,2 miliardi di investimenti per ridurre la dipendenza dall’estero di quasi un terzo, generando 6 miliardi di euro di valore aggiunto per la filiera al 2040. Un percorso non certo semplice e immediato ma che il report, che sottolinea come l’importanza delle Crm sia confermata dall’inclusione tra i 10 settori chiave del Rapporto Draghi sulla competitività, vede possibile attraverso sforzi in quattro direzioni.
Si parte dall’incremento dell’attività di estrazione, attualmente limitata a feldspato e fluorite ma che potrebbe estendersi a cobalto (Sardegna e Piemonte con il deposito di Punta Corna), rame (Appennino ligure-emiliano, Alpi occidentali, Trentino e Sardegna) o litio (aree vulcaniche come il lago di Bracciano nel Lazio e i Campi Flegrei in Campania). La Sardegna presenta inoltre alcuni siti di terre rare.
Per quanto riguarda il Bresciano il database Gemma redatto dell’Ispra spiega come nel sottosuolo nostrano siano presenti in prevalenza fluorite ma anche barite, magnesio e manganese.
Si passa poi alle partnership internazionali, con l’Italia che in questo senso ha già stretto accordi con Francia, Germania, Arabia Saudita, Egitto e Canada. Il punto più critico è però quello relativo al processing e alla raffinazione, con gli investimenti fondamentali per ridurre tempi di consegna, costi di trasporto e rischi di approvvigionamento. Infine nel rapporto si parla di urban mining e di materie prime seconde: qui è centrale per il rapporto il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), con il tasso di raccolta in Italia che negli ultimi 5 anni è sceso del 10%.
Quali sono

Con materie prime critiche perciò si intendono ben precisi elementi, essenziali per la competitività industriale europea in molteplici settori strategici. Nello specifico sono 34, con 17 di queste che vengono anche definite come strategiche in quanto rilevanti per le tecnologie che supportano la duplice transizione verde e digitale e gli obiettivi della difesa e dell'aerospazio.
Di seguito l’elenco delle critiche: afnio, alluminio/bauxite, antimonio, arsenico, barite, berillio, bismuto, borato, carbone da coke, elio, feldspato, fluorite, fosforite, fosforo, niobio, scandio, stronzio, tantalio e vanadio.
Quelle critiche strategiche sono invece: bismuto, boro, cobalto, gallio, germanio, grafite naturale, litio, magnesio, manganese, metalli del gruppo del platino (platino, palladio, rodio, rutenio, iridio), nichel, rame, silicio metallico, titanio, terre rare leggere (cerio, lantanio, neodimio, praseodimio, samario), terre rare pesanti (disprosio, erbio, europio, gadolinio, olmio, lutezio, terbio, tulio, itterbio, ittrio), tungsteno.
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