Economia

L’economia bresciana a Bruxelles per non perdere il treno europeo

Il GdB lancia un progetto per provare a costruire un ponte tra il territorio e le istituzioni europee
GDB EUROPA PER LE IMPRESE
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Non interessarsi all’Europa non è innocuo, è inutile. Questa parafrasi della celebre frase di Pericle tratta dal suo Discorso agli ateniesi può suonare come un’esagerazione, forse un’offesa, ma la verità è che proprio in Europa, nel gioco coordinato tra Commissione, Consiglio e in minor parte Parlamento, si decide il futuro di centinaia di milioni di persone, di istituzioni, di aziende, anche del Bresciano.

Legami

Ecco perché come Giornale di Brescia abbiamo voluto aprire questo percorso, chiamato non a caso GdB Europa, che dal nostro territorio vola a Bruxelles e fa ritorno: è nelle sedi istituzionali e burocratiche continentali che si decide il destino della nostra provincia, in primo luogo sotto un punto di vista economico e produttivo. Basti pensare ad argomenti attualissimi quali il price cap al prezzo del gas, allo stop alla vendita delle auto a combustione a partire dal 2035, al nutriscore per i cibi, alle normative in tema di edilizia, ai possibili risvolti sul cambio di paradigma in merito di riciclo e riuso.

E se è vero che Brescia è uno dei quattro motori d’Europa, la Lombardia, esserci là dove le decisioni nascono, crescono e infine vengono prese è fondamentale. Ma c’è di più. Troppo semplice è la retorica che dipinge l’istituzione comunitaria come «matrigna», troppo facile lamentarsi a giochi fatti quando non c’è nemmeno stato un tentativo per sedersi al tavolo delle decisioni. Il tessuto produttivo bresciano, ma non solo (leggasi le università) lo ha capito e da anni sta ampliando e rafforzando la propria presenza a Bruxelles, sia attraverso i suoi organi rappresentativi, da Camera di Commercio a Confindustria da Ance a Coldiretti, sia attraverso il presidio diretto delle aziende sul suolo belga.

E proprio da qui parte anche il viaggio del Giornale di Brescia: una breve ricognizione a Bruxelles col direttore Nunzia Vallini ci ha permesso di fare luce su alcuni dei meccanismi che regolano la vita dell’Europa. Perché, non nascondiamoci, l’apparato istituzionale comunitario è complicato, dalla fase legislativa all’enorme sottobosco dell’attività di lobbismo, quest’ultima finita sotto i riflettori dopo lo scandalo corruzione, il «Qatargate», che ha coinvolto diversi attori di primo piano, in primis la ex vice presidente Eva Kaili e l’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri. Ma se le «mele marce» esistono in ogni contesto, e lungi ciò dal rappresentare una giustificazione per il fenomeno, certo è che ciò che per gli italiani suona con tono negativo, lobby appunto, è una pratica consueta e normata (forse però in modo ancora troppo sobrio) in Europa.

I bandi

Fare lobby non significa infatti solo portare avanti gli interessi di una parte ma anche intercettare, e in alcuni casi anticipare, i tantissimi bandi e quindi i tantissimi soldi che partono proprio dall’Europa. Non bisogna però nemmeno trascurare la peculiarità della vita nella capitale europea, talmente a sè stante da essere definita dai suoi stessi abitanti la «bolla brussellese».

Tutti elementi questi che complicano perciò il rapporto con l’Europa, rapporto che nonostante tutto deve essere coltivato. Ciò vuole provare a fare anche il Giornale di Brescia con questo progetto. Perché, e chiudiamo con la parafrasi di un’altra citazione questa volta di Mino Martinazzoli, noi possiamo non interessarci all’Europa ma l’Europa si interessa di noi.

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