Economia

Istat: «Consumi delle famiglie italiane in calo dell'11,5%»

Reddito in calo del 5,8% nell'ultimo trimestre, ulteriore contrazione per i consumi. Coldiretti: «Pesa il crollo del canale della ristorazione»
Consumi, supermercato (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Il reddito disponibile delle famiglie italiane, nel secondo trimestre 2020, è diminuito del 5,8% rispetto al trimestre precedente, con un crollo dei consumi dell'11,5%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 18,6%, in aumento di 5,3 punti rispetto al trimestre precedente. 

Lo comunica Istat notando per il reddito disponibile una «contrazione marcata - seppure molto meno ampia di quella registrata dal Pil nominale - che si è tradotta in una riduzione del potere di acquisto». Il tasso di risparmio è aumentato fortemente per «la decisa contrazione della spesa per consumi finali delle famiglie».

Un dato che risulta confermato in particolare dall'analisi dei consumi alimentari degli italiani elaborata da Coldiretti. Secondo i dati diffusi dall'associazione dei coltivatori, si evidenzia un calo del 10% nel 2020 per effetto, nello specifico, del crollo del canale della ristorazione non compensato dal leggero aumento della spesa domestica. 

Si è verificato, infatti, un taglio complessivo della spesa a tavola di 24 miliardi nel 2020 a causa dell'emergenza coronavirus con i consumi tornati indietro di dieci anni su valori del 2010, secondo elaborazioni su dati Ismea. Con la fine delle limitazioni agli spostamenti l'effetto scorta legato ai timori ingiustificati sugli approvvigionamenti per la spesa si è progressivamente affievolita, per tornare su valori leggermente superiori alla media. Un andamento che sta rivoluzionando anche gli equilibri all'interno delle filiere produttive, pesando sulla vendita di molti prodotti agroalimentari.

Da quando è iniziata la pandemia in Italia il 57% delle 730mila aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell'attività, ma l'allarme globale provocato dal coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo con la necessità di interventi di sostegno per difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall'estero per l'approvvigionamento alimentare in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali.

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