Economia

Intesa-Ubi, la decisione del patto bresciano dopo il 7 marzo

Solo contatti informali tra i soci del Sindacato in attesa che venga depositata l'Offerta pubblica di scambio di Intesa
Il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La decisione del Sindacato azionisti di Ubi Banca arriverà solo dopo aver preso visione del documento di Offerta pubblica di scambio che verrà depositato alla Consob il prossimo 7 marzo. Sarebbe questa la strategia scelta dal «patto» bresciano dopo il rinvio forzato, causa emergenza coronavirus, dell’incontro in programma la scorsa settimana (emergenza, peraltro non rientrata, ma ulteriormente aggravatasi in questi giorni).

Nessun incontro ufficiale quindi, ma un intenso scambio di opinioni tra soci che - come riferiscono ambienti vicini al Sindacato - smentisce qualsiasi ipotesi di spaccatura e conferma la compattezza del gruppo storico. La decisione sarà quindi presa in modo ponderato, senza fretta, dopo aver preso visione delle carte, secondo uno stile che ha sempre caratterizzato il patto di matrice bresciana.

La posta in palio per i bresciani non è di poco conto. Ci sono le ragioni del cuore, quelle di una grande tradizione di banca che ha ramificazioni sul territorio e che ha contribuito allo sviluppo economico di Brescia. Poi ci sono le ragioni dei numeri. Quelle che evidenziano come l’offerta di Ca’ de Sass non rispetti il reale valore di Ubi.

Frattanto il Car, che detiene il 18,76% del capitale sociale (e puntano ad arrivare al 20%), ha giudicato «irricevibile» l’offerta di Intesa; stesso copione per il patto dei Mille che detiene l’1,6%. Se ai bergamaschi si aggiungesse il voto dei bresciani, che detengono l’8,6% del capitale di Ubi, il fronte del «no» potrebbe arrivare ad un passo dal 30%, quota non in grado di bloccare il progetto di Messina, ma che potrebbe riuscire a depotenziarlo.

 

 

 

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