Economia

Ops di Intesa su Ubi, Messina: «Il prezzo non cambia»

Prima bocciatura da parte dei grandi azionisti, lunedì il vertice
Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo - Foto Ansa/Epa - Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo - Foto Ansa/Epa - Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
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La proposta di matrimonio di Intesa Sanpaolo ad Ubi trova le porte sbarrate da parte del patto di consultazione che coagula quasi il 18% del capitale del gruppo guidato da Victor Massiah. Nella sua prima valutazione il Car, riunito a Bergamo, boccia l'ops giudicandola così - come è stata prospettata - «ostile, non concordata» e «inaccettabile». Carlo Messina sembra però pronto ad andare avanti secondo la strada tracciata fin dall'inizio. A Bloomberg Tv il consigliere delegato di Cà de Sass ribadisce che «ci sono zero probabilità di aumentare il prezzo dell'offerta».

La partita è solo all'inizio con Messina che ribadisce di essere «positivo» sull'esito dell'operazione, forte del fatto che «gli investitori hanno apprezzato la mossa e il "timing"». Anche perché «il settore bancario deve essere consolidato» e la finalizzazione dell'offerta può «creare valore per gli azionisti di entrambi i gruppi». 

Le distanze con i grandi soci di Ubi che non nascondono la propria freddezza, non sembrano però destinate a trovare, almeno per il momento, una conclusione che porti all'altare. D'altro canto chi è a lavoro sul dossier fa notare che alle nozze si arriva con un fidanzamento condiviso. E non sembra proprio questa la situazione a giudicare anche dalla reazione degli azionisti riuniti nel Car che, oltre a sottolineare che si tratta dell'offerta pubblica di scambio di Intesa-Unipol, ritengono di «dover tutelare il loro investimento e la banca con i suoi territori di riferimento» tanto da essersi impegnati, come soci, «in un progetto di medio e lungo termine». Tra gli azioni del patto, inoltre, viene ribadito che la posizione di netta contrarietà non è motivata solamente da un aspetto economico dell'offerta. Sul piatto infatti ci sono anche le «risorse umane e il personale di Ubi», oltre a voler «tutelare la banca così com'è», sottolinea Mario Cera componente del consiglio direttivo del patto a cui partecipano le fondazioni Caricuneo e Banca del Monte di Lombardia e sei grandi famiglie imprenditoriali di Bergamo e Brescia (Bombassei, Bosatelli, Andreoletti, Gussalli Beretta, Pilenga e Radici). Il patto di consultazione di Ubi non esclude di poter aumentare la sua quota nella banca. «Non escludiamo nulla», ha ribadito Mario Cera. 

E dopo le valutazioni del Car ora toccherà ai due restanti patti di sindacato di Ubi Banca che, insieme, detengono il 10% del capitale. In particolare si tratta del Sindacato azionisti Ubi Banca a cui aderiscono i soci storici bresciani (8,4% del capitale) - inclusa la famiglia del presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli - e il Patto dei Mille (1,6%), che raccoglie una piccola rappresentanza di soci bergamaschi. Sul tavolo degli organi dei due patti ci sarà l'ops di Intesa su Ubi. 

Da Intesa Sanpaolo è Carlo Messina a ribadire che l'offerta fatta rientra in una «operazione di mercato», che non ci saranno «discussioni con i singoli investitori», per poi dirsi «positivo su questa operazione». Un'attenzione maggiore ai territori sul sociale potrebbe segnare la svolta per trovare un punto di incontro con le fondazioni bancarie azioniste di Ubi. A favore dell'operazione tra Intesa e Ubi, infine, si schiera il presidente di Mediolanum, Ennio Doris, sottolineando che si tratta di una operazione sicuramente «auspicabile che fa molto bene ai due istituti e al mercato nel suo insieme. Genera fiducia».

 

 

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