Imu, quanto si paga a Brescia: spesa annua sotto la media nazionale

In città Imposta municipale unica a 934 euro per la seconda casa. Roma, Milano e Venezia dove si spende di più in Italia
L'Imposta municipale unica è un tributo diretto di tipo patrimoniale
L'Imposta municipale unica è un tributo diretto di tipo patrimoniale
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In un sistema fiscale dell’Imu «diseguale e confuso», Brescia se la passa bene, quantomeno sotto il profilo dei soldi versati dai cittadini.

A testimoniarlo è uno studio su dati della Gazzetta Ufficiale realizzato dal servizio Stato sociale, politiche fiscali e Previdenziali, immigrazione della Uil: secondo il report nella Leonessa la spesa nel 2025 per l’Imposta municipale unica - non è dovuta sull'abitazione principale a meno che non rientri tra le abitazioni di lusso ma su seconde case, immobili commerciali, aree edificabili e terreni agricoli - è di 934 euro all’anno (467 euro il saldo del 16 dicembre 2025) per le seconde abitazioni, al di sotto della media nazionale di 977 euro (488) e nella parte bassa della graduatori per le città capoluogo.

In questa classifica Roma risulta essere la città più cara (3.499 euro di spese all’anno), seguita da Milano (2.957) e da Venezia (2.335). Le più economiche sono invece Palermo (391 euro), Pesaro (394) e Cosenza (395).

Ma la nostra città risulta essere poco costosa anche quando si parla di Imu dovuta per le prime case di lusso: in questo caso si sborsano 593 euro di media (297 la rata di dicembre), a fronte di un media nazionale di ben 915 euro. In questo caso nella graduatoria italiana a primeggiare è Venezia (3.001), seguita da Roma (2.888) e da Milano (2.777). Le spese più basse ad Agrigento (278 euro), Caltanissetta e Cosenza (385).

Dati che per Brescia fanno da contraltare ad una aliquota applicata che è la più alta prevista dalla legge, 11,4% per le seconde case e 6% per le prime di lusso. Ultima, piccola nota negativa. L’Imu per le pertinenze dell’abitazione principale è di 154 euro all’anno, 107 la media nazionale.

Il commento

«I dati restituiscono il quadro iniquo di una vera e propria “lotteria fiscale”, derivante da valori obsoleti, e un mosaico di aliquote locali che alimentano ingiustizie e disuguaglianze – le parole del segretario confederale Santo Biondo –. Servono valori che rispecchino il mercato, con verifiche periodiche e criteri omogenei su tutto il territorio nazionale».

La revisione, ha quindi spiegato Biondo, «dovrebbe essere a gettito complessivo invariato: si aggiornano le basi imponibili, si abbassa l’aliquota di riferimento e si correggono le storture, senza gravare su chi già paga il giusto. Urge, quindi, maggiore progressività: chi possiede patrimoni immobiliari di alto valore, case di lusso o immobili lasciati vuoti deve contribuire di più, mentre chi ha redditi medio-bassi, famiglie numerose o affitta a canone concordato deve beneficiare di sconti automatici e tutele certe». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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