Economia

Il vino di Brescia conquista il Vinitaly con qualità e innovazione green

Valerio Pozzi
Primo bilancio positivo per le oltre 100 le cantine della nostra provincia presenti alla rassegna
I vini bresciani conquistano Vinitaly
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Sostenibilità, qualità, innovazione ed entusiasmo ritrovato. Può essere sintetizzata così la nuova edizione di Vinitaly per le oltre cento cantine bresciane presenti in questi giorni a Verona alla vetrina del vino più importante al mondo. Una edizione, quella di quest’anno, del Vinitaly, che ha riportato le folle delle grandi occasioni tra i banchi di assaggio sia di appassionati che di professionisti che hanno varcato i cancelli mettendosi in fila già alle nove di mattina, nonostante il biglietto di ingresso al prezzo di 126 euro. Di sicuro una soglia che pone l’asticella molto alta nel selezionare i visitatori.

Molti i giovani presenti, nonché buyer provenienti da tutto il mondo. E c’è da credere che anche oggi e domani il numero dei visitatori non calerà.

«Tra le aziende c’è un sentiment positivo – ha dichiarato Silvano Bresciani presidente del Consorzio di Tutela del Franciacorta – e ne avevamo bisogno perché è vero che la vendemmia è andata molto bene, il consumatore ci apprezza, ma le incognite ci sono soprattutto perché lo scenario geo-politico si è fatto molto complesso. Questo Vinitaly è senza dubbio positivo».

Tra gli stand

C’è soddisfazione anche nelle parole di Laura Gatti dell’azienda Ferghettina che produce ogni anno circa 550mila bottiglie di Franciacorta. «Questa edizione di Vinitaly sta andando molto bene – conferma – e possiamo dire che la fiera è tornata a essere punto di riferimento del settore superando gli anni del Covid. Stiamo incontrando appassionati al vino molto preparati e tanti importatori interessati al prodotto, al territorio ed al metodo di produzione in campo ed in cantina».

Anche per Cesare Bosio dell’omonima cantina che a Timoline produce più di 150mila bottiglie «quest’anno tra gli stand ci sono molte più persone dello scorso anno e abbiamo avuto parecchie occasioni di business andando incontro a quelle che erano le nostre aspettative. Soprattutto per incrementare le vendite all’estero. Questa per noi la ventesima partecipazione ci saremo anche l’anno prossimo».

Chi di sicuro è già parecchio conosciuto all’estero, in particolare Germania, è il vino Lugana. «Questa edizione è partita bene – commenta Massimo Sbruzzi della Cantina Feliciana 25 ettari vitati e circa 300mila bottiglie vendute – con tanti buyers e professionisti di settore, anche dell’est Europa, che dimostrano grande interesse verso i nostri vini».

I fratelli Matteo e Sara Zenegaglia, quarta generazione di produttori dell’omonima cantina di Pozzolengo, vanno orgogliosi del premio che i loro vini Lugana riserva 2021 Luna del Lago e Lugana Doc 2023 Matteo Zenegaglia ottenuto quest’anno al Vinitaly per la Guida Star Wine.

Legame con i territori

Ma a Vinitaly c’è anche chi, come Tino Tedeschi presidente del Consorzio di tutela del Valcamonica Igt, ha la mission di «far conoscere non solo il nostro vino (circa 200mila bottiglie e 17 produttori consorziati), ma anche il territorio con le sue eccellenze produttive di qualità come il Silter e le ottime possibilità offerte dalla ristorazione locale e dalla ospitalità di persone tenaci e resilienti».

Non poteva mancare la voce del Montenetto che ogni anno riceve a Vinitaly tante conferme. «Le impressioni di questi primi due giorni sono più che buone – evidenzia Andrea Peri dell’azienda Peri-Bigogno di Castenedolo – con molti operatori esteri. In particolare i più interessati sembrano quelli che arrivano da Stati Uniti e Giappone. E per noi l’export è un mercato importante. Veniamo da un anno caratterizzato da aumento dei costi e di conseguenza dei prezzi, quindi ci auguriamo che Vinitaly ci dia una spinta per intercettare anche le nuove tendenze di consumo dei più giovani».

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