Economia

Il Vinitaly da record è stata un'ottima vetrina internazionale per i vini bresciani

I produttori si dicono molto soddisfatti di questa edizione. L’obiettivo dei Consorzi è trasformare i territori in destinazioni del vino
Un bicchiere di vino dal Vinitaly
Un bicchiere di vino dal Vinitaly
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Si è chiuso un Vinitaly da record. A decretarlo non è solo il numero delle presenze snocciolato da Veronafiere. Il successo è confermato dai commenti dei produttori e dai vignaioli bresciani, simbolo dell’eccellenza e che sono riusciti a trasformare l’evento nel più importante appuntamento mondiale del settore.

Nelle quattro giornate del Vinitaly si sono registrate oltre 93mila presenze, di cui 29.600 straniere. La crescita rispetto all’ultima edizione è stata determinata proprio dai buyer esteri (+20% circa) provenienti da 143 Paesi. Ed è proprio questa la forza della manifestazione, essere una grande vetrina internazionale del made in Italy, trasformando il vino in ambasciatore dei territori.

È questa la strategia dei consorzi bresciani presenti a Vinitaly, come conferma il neoeletto direttore del Lugana, Edoardo Peduto «è stato un avvio molto intenso, che è proseguito durante la quattro giorni di fiera. Abbiamo un centinaio di etichette in mescita che abbiamo presentato ai tanti operatori». Per le cantine del consorzio di tutela del Lugana (28 milioni di bottiglie prodotte nel 2022) l’obiettivo è fare di quella fetta di territorio una «wine destination», così l’ha definita Peduto, «un luogo dove chi beve il nostro vino si immerge nei sapori e nelle meraviglie dell’area di appartenenza del nostro vino e il Vinitaly rappresenta la miglior vetrina per consolidare i clienti e attrarre nuovi potenziali compratori».

Le provenienze

Nella «top five» delle provenienze al Vinitaly, quest’anno gli Stati Uniti staccano nettamente la Germania. Terzo rimane il Regno Unito mentre la Cina torna in quarta posizione, scavalcando il Canada. Ferma restando la crescita generale del mercato europeo, si segnala il grande ritorno degli operatori da tutti i mercati extra-Ue: Asia, Giappone, Brasile (+46%), Australia (+130%).

I consorzi bresciani

«Ecco la ragione per cui questa fiera è diventata una piazza importantissima per i vini italiani, che guardano al mercato mondiale - precisa Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta -. Il mondo del vino si è dato appuntamento a Verona. Nell’area Franciacorta. Abbiamo ricevuto compratori da Messico, Canada, Vietnam, Giappone, Thailandia, Stati Uniti, Belgio Slovenia, Romania, Danimarca». Il Franciacorta vende all’estero solo 2,3 milioni di bottiglie delle 20,2 milioni prodotte. «È l’11%, ma possiamo crescere - continua Brescianini -. Resta il nodo della produzione ed il limite di terra da poter coltivare a vite. Negli ultimi anni la produzione è calata per via del clima. Si prospetta un’estate siccitosa, ma la vite è una pianta molto resistente non siamo eccessivamente preoccupati».

Per Paolo Pasini, eletto presidente del Consorzio Valtènesi lo scorso febbraio, è stato addirittura un «Vinitaly meraviglioso», per numero di presenze di appassionati che hanno affollato il padiglione Lombardia, ma soprattutto per i compratori esteri: «Quest’anno - afferma Pasini - ai soliti Paesi esteri si sono uniti buyer di Asia e Stati Uniti, ma anche dalla Grecia, che non si vedevano da anni». Per le cantine della Valtènesi (3 milioni circa di bottiglie divise in 70% rosé e 30% rosso) al padiglione Lombardia è stato creato un percorso di degustazione dei vini rosa con una formula nuova per queste etichette: ossia un ingresso con degustazione libera delle varie etichette. «Il vino rosé è la nostra caratteristica - aggiunge Pasini - ma, come direbbe il nostro Mattia Vezzola, "rosa è molto più di un colore" e rappresenta l'inclinazione naturale del nostro territorio».

Grande soddisfazione anche per Maria Grazia Marinelli, presidente del Consorzio del Montenetto, 400mila bottiglie in tutto divise per 14 cantine, sei delle quali presenti al Vinitaly con una nuova formula: insieme al Colli dei Longobardi Strada del vino e dei sapori. «Usciamo dal Vinitaly molto contenti e motivati - spiega Marinelli -. Il prossimo passo cui stiamo lavorando è trasformare la nostra Doc Capriano del Colle per farla diventare Montenetto Doc e unificare tutto il territorio. È una pratica molto complessa, ma con aziende e Comuni abbiamo già sottoscritto un patto del territorio».

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