Economia

Il Made in Brescia cresce nel mondo grazie all’innovazione e alla qualità

L’analisi di Confindustria rileva che ogni azienda è presente in media in 24 Paesi esteri
Export - © www.giornaledibrescia.it
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Nel 2022 la competitività delle imprese bresciane sui mercati esteri è cresciuta quasi per una realtà su due, complici la carica innovativa e la qualità dei prodotti esportati. A dirlo è l’approfondimento bresciano, realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia, dell’edizione 2023 dell’Indagine Internazionalizzazione condotta dalle Associazioni Territoriali lombarde del sistema confindustriale coordinate da Confindustria Lombardia: a prendervi parte sono state, per il bresciano, 180 imprese manifatturiere (per l’80% pmi), con un fatturato complessivo di 9,4 miliardi di euro e quasi 18 mila addetti.

Dati alla mano, il report mostra che ben il 43% delle aziende industriali bresciane ha ampliato i mercati, acquisito nuovi clienti e/o incrementato i volumi di vendita, a fronte dell’11% che ha dichiarato di aver perso quote di mercato. Un segnale incoraggiante, che troverebbe giustificazione nella qualità e nel contenuto innovativo dei prodotti offerti (indicati dal 73% delle realtà che hanno aumentato o mantenuto le quote di mercato). Allo stesso tempo, le imprese bresciane devono la propria performance all’estero a un mix di altri fattori: in particolare, la competitività di prezzo (32%), la maggiore flessibilità rispetto ai competitor (31%) e la bassa rischiosità percepita dalla clientela (23%). Solamente l’11% dichiara invece la propria competitività sul versante della sostenibilità, fattore che, verosimilmente, diverrà sempre più cruciale nelle future scelte di acquisto da parte di imprese e famiglie.

Sotto la lente

La ricerca ha evidenziato anche come le esportazioni dirette si confermino la modalità più diffusa di presenza all’estero (94% delle intervistate), mentre iniziative che prevedono filiali commerciali o negozi direttamente gestiti interessino il 12%.

Lo studio ha inoltre confermato la forte proiezione internazionale del made in Brescia: nel 2022 le vendite all’estero hanno interessato il 49,3% del fatturato complessivo, con punte del 63,7% tra le realtà di medie dimensioni.

La geografia

Ogni azienda è mediamente presente in 24 Paesi esteri, un valore che tende a crescere all’aumentare dalla dimensione (ben 34 Paesi tra le grandi imprese). Allo stesso tempo, emerge una tendenza a concentrare geograficamente le esportazioni: la quota di fatturato generato all’estero realizzata nel primo Paese di destinazione è infatti pari al 27%.

Va da se che le micro imprese (col 32%) sono quelle potenzialmente più esposte ai rischi collegati al calo della domanda nel primo Paese. Ancora, i mercati europei rimangono i principali Paesi di destinazione: Germania (65% degli intervistati), Francia (54%) e Spagna (36%). Per quanto riguarda invece i Paesi prospect (verso i quali le imprese sono interessate a espandersi da qui al 2025) la stabilità geopolitica sembra guidare le strategie: ai primi 5 posti troviamo storici Paesi partner per la manifattura bresciana (come Stati Uniti, Germania e Francia) e due territori scarsamente presidiati (Australia e Canada), tutti accomunati dall’appartenenza a un ben identificato «blocco geoeconomico».

Sintomatico il ridimensionamento dell’interesse per Cina e Russia. Il quadro complessivo, evidenzia il vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’Internazionalizzazione, Mario Gnutti, pare indicare che «l’elevata qualità delle merci esportate dalle imprese bresciane sia da attribuire alle stesse e alla loro capacità di creare valore». Eppure, aggiunge evocando un cambio di rotta, «non basta: la volontà di puntare sulla qualità deve essere accompagnata da adeguate scelte politiche a livello europeo».

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