Il fatturato delle Pmi bresciane è cresciuto dell’8,7%

Il ranking nell’ambito della digitalizzazione è in aumento. Dal 2021 la redditività degli investimenti è scesa dal 9,4 all’8,7%. Stabile l’indebitamento
Un lavoratore in una Pmi - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Un lavoratore in una Pmi - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Dall’ultimo report della Commissione Europea 2024 (ex Desi Digital Economy and Society Index), il ranking dell’Italia, nell’ambito della digitalizzazione, è in miglioramento. Diversamente dal pensiero comune, la percentuale di Pmi con un’intensità digitale almeno di livello base è pari al 60,7, superiore di tre punti percentuali alla media europea: tuttavia, questo non vale per l’analisi dei dati (data analytics), utilizzata soltanto dal 26,6% delle aziende, a fronte di una media europea del 33,2% (17esima posizione).

Competenze digitali e Ai

Questa condizione in parte dipende dal ritardo culturale delle nostre imprese in termini di investimenti sul capitale umano. Assai contenuta è anche la percentuale di imprese che fanno uso dell’intelligenza artificiale, pari al 5%. Altro tasto dolente, non certo una sorpresa, riguarda le competenze digitali: meno della metà della popolazione possiede almeno quelle di base, con dieci punti di scarto con la media europea e un target 2030 molto distante. Inoltre, sono carenti gli specialisti Ict, per i quali esiste una domanda in rapido e significativo ampliamento.

Sotto la lente

Nel 2023, il fatturato delle imprese bresciane ha continuato a svilupparsi anche se con ritmi minori, con un incremento dell’8,7% (non si considera Antares Vision nei commenti a causa della sua dimensione), superiore a quello degli investimenti, pari al 3,8%. Tale andamento ha caratterizzato l’81% delle realtà esaminate, valore che testimonia la diffusione della tendenza. Diversamente dallo scorso anno, lo sviluppo dell’attività ha portato con sé un’analoga evoluzione dell’Ebit, cioè l’utile della gestione tipica e patrimoniale, che si incrementa dell’8,9%: tale dinamica vale per il 79,2% delle aziende; il 73,1% ha aumentato entrambi gli indicatori.

Il valore aggiunto del settore, considerate le caratteristiche peculiari dei servizi offerti, è molto alto e relativamente stabile nel triennio: nel 2023 si attesta al 59% delle vendite; in modo analogo risulta invariato l’Ebitda, anch’esso di livello notevole e pari al 26,7%. La differenza significativa con il valore aggiunto deriva dall’elevato impatto del costo del lavoro, il cui livello di qualificazione è generalmente elevato: esso assorbe il 32,3% del fatturato (32,2% nel 2022). Non trascurabile è anche l’incidenza degli ammortamenti, pari al 10%, immutata nel triennio.

Redditività operativa

Vista la sostanziale stabilità dei valori di gestione caratteristica, anche gli indicatori di redditività operativa non presentano cambiamenti rispetto allo scorso anno: la redditività degli investimenti (Roi complessivo) è compresa tra 8,7% del 2023 e il 9,4% del 2021, con contenute oscillazioni. Valgono le medesime considerazioni per le determinanti che la compongono: la marginalità sulle vendite (Ros) è ferma al 16,4%, con due imprese che registrano una perdita operativa. L’efficienza finanziaria nell’utilizzo degli investimenti sta progressivamente migliorando, anche se le variazioni da un anno all’altro sono limitate. L’unico indicatore che peggiora è il Roe, che esprime il ritorno sul capitale di pertinenza dei soci (mezzi propri), che scende all’8,1%, quando a inizio triennio era del 14,1%; in leggero regresso anche la redditività netta (quanti euro rimangono ai soci ogni 100 di ricavi), pari al 6,3%, tre punti percentuali in meno del 2022.

Struttura e debito

La solidità va esaminata considerando, in primis, gli indicatori più strutturali: il rapporto di indebitamento non cambia, anche favorito dai contenuti tassi di sviluppo del capitale investito; il grado di copertura dell’attivo fisso netto è invariato con valori però inferiori all’unità, in quanto i soli mezzi propri sono minori degli investimenti fissi, che trovano copertura ricorrendo ai finanziamenti di medio-lungo termine. Vi è invece un aggravamento evidente nella sostenibilità economica del debito, dovuta all’aumento del costo del denaro.

Crescita e proiezioni

Va tuttavia precisato che il dato medio risente in misura evidente dell’impatto degli interessi passivi di un’impresa, senza la quale i valori sarebbero sempre in peggioramento ma su livelli assai bassi. In sintesi, i bilanci del 2023 evidenziano delle imprese in crescita, senza variazioni di rilievo nell’ambito della redditività e della solidità, fatto salvo l’impatto del costo del denaro: nel complesso, la situazione economica è positiva, con contenuti livelli di rischiosità. Anche per il 2024 è atteso un ulteriore sviluppo del settore, pari al 3,3%; in modo analogo nel biennio successivo (4,1% nel 2025 e nel 2026), portando il mercato digitale vicino ai 90 miliardi, valore che potrebbe essere superato nel 2027. Su questa crescita incide anche il Pnrr, ma in misura contenuta.

Claudio Teodori – Università degli Studi di Brescia  

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