Economia

Il caso Timken sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico

Sarà portato dalla Cgil nell’ambito del confronto sull’automotive. Ancora nessun dialogo fra le parti
L'ingresso dello stabilimento Timken a Villa Carcina - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso dello stabilimento Timken a Villa Carcina - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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La vicenda Timken arriva oggi sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico. Sarà portata dal segretario della Fiom Cgil Michele De Palma nell’ambito del confronto nazionale sul futuro dell’automotive. La richiesta è precisa: «I ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, insieme alle istituzioni, intervengano per garantire un confronto che permetta la continuità occupazionale e una transizione industriale che salvaguardi l’occupazione». Sono parole dello stesso De Palma e del segretario della Fiom bresciana Antonio Ghirardi, che ieri mattina a Villa Carcina hanno partecipato ad una assemblea con i 106 lavoratori della fabbrica.

Cosa succede

Da lunedì 19 è in atto un presidio permanente, deciso dopo l’annuncio della multinazionale di chiudere la produzione. Una scelta che la proprietà, attraverso il direttore dello stabilimento, Francesco Contolini, ha ribadito ieri di fronte alla Commissione regionale Attività produttive. Una posizione netta, «irrevocabile». L’azienda propone un anno di cassa integrazione dopo la cessata attività e promette di impegnarsi per ricollocare parte del personale nelle altre fabbriche del gruppo. Niente tavoli di trattativa, dunque, come invece hanno sollecitano operai, sindacato, enti locali, consiglieri regionali.

L'incontro tra Fiom e lavoratori

Ieri mattina, nel cortile di ingresso della Timken, il consiglio generale della Fiom bresciana, Michele De Palma e Antonio Ghirardi hanno incontrato i lavoratori. «Un’assemblea serena, il clima è tranquillo, di attesa e speranza», riferisce il secondo. La Timken rimane ferma sulle sue posizioni: «Non mi aspettavo che cambiasse idea in una settimana. Noi andiamo avanti e vediamo: non si chiude così una fabbrica», prosegue Ghirardi. «Non c’è nulla di irrevocabile, tanto più che l’azienda non ha ancora avviato la procedura di licenziamento». Si deve «discutere per dare una riposta industriale al territorio e all’occupazione». Venerdì scorso le aziende metalmeccaniche bresciane hanno attuato quattro ore di sciopero contro i licenziamenti a Villa Carcina. E anche i sindaci della Valtrompia si erano schierati a fianco dei lavoratori (qui il servizio di Teletutto del 23 luglio).

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TIMKEN, SINDACI CON GLI OPERAI

Cosa si dice in Regione Lombardia

Del resto, a chiedere che la Timken torni sui suoi passi sedendosi a un tavolo sono tutte le istituzioni locali, a cui ieri si è aggiunta la Regione. Su iniziativa del consigliere Gianni Girelli (Pd), la Commissione Attività produttive ha convocato un’audizione a cui hanno partecipato il direttore della Timken, Ghirardi, la Rsu, il presidente della Provincia Samuele Alghisi, il sindaco di Villa Carcina Moris Cadei, Gianmaria Giraudini per la Comunità Montana. Tutti, eccetto l’azienda, hanno chiesto l’apertura della contrattazione. «Un settore così strategico e di prospettiva - commenta Gianni Girelli - non può essere abbandonato, tanto più ora che con il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono a disposizioni ingenti risorse pubbliche. Significherebbe un impoverimento del nostro territorio. Si cerchino soluzioni alternative, coinvolgendo la Regione».

Serve unità fra tutte le istituzioni affinché «parta il dialogo e si trovi una soluzione diversa», sottolinea Gabriele Barucco (FI). «In gioco ci sono le famiglie di 106 persone, oltreché la storia e la tradizione industriale della Valtrompia». Barucco sollecita «l’impegno unitario dei consiglieri regionali e dei parlamentari bresciani, spingendo affinché il Ministero dello sviluppo apra un tavolo. Da parte mia chiederò anche l’intervento del ministro bresciano Mariastella Gelmini». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Claudia Carzeri (FI): «Bisogna esplorare altre strade, che non siano la chiusura e il licenziamento, e l’unico modo è che le parti si siedano a un tavolo per discutere».

Quali sono le prospettive

In ballo ci sono i posti di lavoro di 106 persone, ma anche altri elementi. Innanzitutto il bagaglio di competenze e il know how delle maestranze, Inoltre, i capannoni della Timken in via Fiume Mella coprono una superficie enorme. Chiusura totale e definitiva significa altro spazio industriale dismesso. Pessima cosa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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