Guidesi: «L’addio di Banca d’Italia sia uno stimolo per il Sistema Brescia»

Lo shock c’è stato, inutile negarlo. Ma lo scoramento e le domande che hanno fatto seguito all’annuncio della chiusura della sede di Brescia di Banca d’Italia non devono sfociare nella rassegnazione.
Devono anzi essere uno stimolo a trovare ciò che non funziona nel Sistema Brescia, una spinta a correggere le storture consci di ciò che il territorio è in grado di esprimere su diversi piani, dall’economia alla cultura fino al sociale. È questa la consapevolezza che rimarca con forza anche l’assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia Guido Guidesi.
L’addio di Bankitalia ha scosso l’intero sistema, istituzionale ed economico, del Bresciano. Come valuta tale decisione?
Non entro nella scelta di Banca d'Italia, sarà anche il confronto con la rappresentanza dei lavoratori e della città a trovare la giusta sintesi. Con tutto il rispetto dico che non sarà però il «reshoring romano» a far perdere o limitare le potenzialità del territorio bresciano. Non faccio parte di coloro i quali pensano che una sede istituzionale, pur prestigiosa, sia indispensabile. Sono un pragmatico e ritengo sia stato un limite e una sconfitta rendere inoperativo, declassandolo, l’ente provinciale, che invece aveva e dava valore aggiunto anche come coordinamento territoriale.
Per Brescia si tratta di un nuovo colpo, se non alla credibilità di certo all’autorevolezza del territorio. Viene in mente per esempio il caso dell’aeroporto di Montichiari.
Se guardiamo bene però sull’aeroporto di Montichiari si sono fatti passi avanti e la Regione negli ultimi anni ha fatto tutto ciò che serviva per arrivare al prossimo anno dando la possibilità al gestore di poter concretizzare il piano investimenti presentato, con il cronoprogramma che inizierà proprio nel 2025.
L'aeroporto è inserito nel piano di rilevanza strategico aeroportuale nazionale e a breve speriamo si concluda l’iter tecnico che creerà le condizioni affinché l'aeroporto possa esprimere il suo potenziale, per il rafforzamento della bilancia commerciale del territorio bresciano e di tutta la Lombardia. Con il presidente Fontana, con la collega competente Terzi e con i colleghi bresciani stiamo seguendo attentamente la questione.
Emerge però una difficoltà del sistema di farsi portavoce di interessi comuni, cosa che non pare avvenire in territori simili come ad esempio Bergamo. Da cosa dipende ciò secondo lei?
La forza della Lombardia sta anche nelle differenze che ci sono tra i territori. O si decide di utilizzare il tempo a discutere su ciò che non va rimbalzandosi la responsabilità dei problemi, o si comincia a lavorare in squadra in maniera propositiva, consci del know how di cui si dispone e anticipando i tempi. Non ho bisogno di dire io che sto parlando con un organo di informazione di un territorio come quello bresciano che, tanto quanto quello bergamasco o la Brianza e così via, dal punto di vista economico e produttivo non ha nulla da invidiare a nessun altro in Europa. E io sono molto orgoglioso di poter rappresentare tutto ciò che fuori regione ci invidiano ma di cui troppo spesso non abbiamo contezza.
Il Bresciano non ne esce perciò sminuito?
Di certo no. Lavoro quotidianamente con i rappresentanti settoriali bresciani, condividendo con loro percorsi, cercando soluzioni e guardando a medio termine. L’esigenza che abbiamo è quella di connettere ciò che esiste già: gli ecosistemi non sono fatti solo di aziende ma anche dagli enti formativi, dalle università e dal credito. Per cui se vogliamo vincere la competizione, in futuro abbiamo bisogno di lavorare in maniera condivisa.
Tornando alle opere di sistema, quale futuro possono avere progetti corali come la Cittadella dell’innovazione sostenibile?
Come Lombardia siamo la prima regione manifatturiera d’Europa e vogliamo continuare ad esserlo. A parte la numerosissima serie di strumenti tecnici e finanziari, il ruolo della Regione è di connessione, coordinamento e supporto: abbiamo un potenziale inespresso e si cela proprio nella mancata connessione di ciò che già esiste. Faccio un esempio che non mi compete: nel turismo possiamo persino migliorarci al nostro interno perché i lombardi non conoscono tutta la Lombardia. Oppure penso al potenziale in termini di export delle imprese.
Per cui la Cittadella dell’innovazione sarà un valore aggiunto solo se autonoma nella sua gestione e solo se capitalizzerà progetti che portano le aziende a una innovazione tale che consenta alla manifattura di anticipare i tempi. Sono convinto che genereremo una nuova classe di imprenditori che continuerà ad avere successo e a creare indotto e opportunità. Il nostro compito è di dare alle future generazioni possibilità e qualità della vita. Se giocheremo in squadra raggiungeremo tutti gli obiettivi. Bisogna perciò avere obiettivi ambiziosi condivisi nel metodo. E stop al pessimismo.
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